Fino a poche settimane fa, il rischio biologico, per molte aziende, rappresentava un rischio potenziale, ma, in genere, si valutava come “minima” la probabilità che si concretizzasse.
La rapida diffusione dell’epidemia da SARS-CoV-2 ha di fatto calato tutte le imprese in una nuova realtà che vede, invece, questo rischio come grave e, soprattutto, come molto probabile il rischio di contagio.
Certo, vi possono essere delle diversificazioni nella valutazione del rischio, a seconda che l’azienda si trovi in una zona c.d. “rossa” o in prossimità di focolai noti alle autorità sanitarie oppure che si trovi, invece, in un territorio in cui non vi è notizia di casi di contagio.
Il rischio introdotto dal COVID-19 ha comportato una revisione della valutazione dei rischi ai fini della sicurezza sui luoghi di lavoro, un’adeguata formazione e informazione del personale e l’adozione degli opportuni provvedimenti.
L’improvvisa quanto estesa diffusione dell’epidemia è stata talmente straordinaria che sono stati adottati provvedimenti d’urgenza altrettanto straordinari, al fine di contenere il rischio di diffusione, da parte del Governo, delle Regioni, dei Comuni e della autorità sanitarie che hanno reso in molti casi difficoltoso anche l’intervento dei consulenti in materia di sicurezza presso le aziende ed i datori di lavoro. Interventi che, nella maggior parte dei casi, sono stati organizzati a distanza.
Purtroppo, non è più remota l’ipotesi che si possano verificare nelle nostre aziende dei casi di lavoratori che manifestino i sintomi da COVID-19 o che siano stati confermati positivi al virus oppure, che siano comunque soggetti a rischio.
Le aziende, se non vi avessero già provveduto, dovrebbero definire una procedura interna per la gestione di queste evenienze per non farsi trovare impreparate.
Si allega uno schema-tipo di procedura realizzato dall’avvocato Gualtiero Roveda in collaborazione con MEDOC Forlì.
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