Mentre l’emergenza pandemica sembra iniziare a prendere la strada verso una (seppur ancora lontana) risoluzione, ora l’Italia deve iniziare a capire come fronteggiare la situazione di emergenza che stanno vivendo alcuni settori dell’economia italiana.
In particolare, forti grida di aiuto arrivano da quei comparti caratterizzati dalla stagionalità del lavoro o dei prodotti, come il turismo, ma anche tutto il settore agricolo che oggi rischiano di vedere andare in fumo l’intera annata di lavoro.
Soprattutto per quanto riguarda il settore agricolo, poi, oggi si sta aprendo un’ulteriore questione, ossia quella legata alla manodopera che, in questi giorni, è praticamente impossibile da reperire.
Braccianti agricoli introvabili
Infatti, se l’attività di produzione agricola è sempre stata individuata come una tra le attività necessarie dai vari DPCM emanati in queste settimane, non altrettanto semplice è stato per le aziende mantenere costante il flusso del lavoro: limitazioni agli spostamenti e malattie hanno infatti spesso minato gli organici aziendali, creando così problemi all’organizzazione del processo produttivo.
A questo, poi, va aggiunta l’assenza di circa 370.000 lavoratori stranieri usualmente impiegati nelle coltivazioni, rimasti fuori dall’Italia a causa del blocco delle frontiere o rimpatriati per fuggire all’epidemia.
Per provare a fare fronte a questa emergenza occupazionale, che potrebbe causare la perdita del 25% della produzione agroalimentare italiana, molte sono le soluzioni che sono state proposte negli ultimi giorni.
Taluni hanno proposto di mandare a lavorare nei campi tutti i percettori di sussidi pubblici, come ad esempio i percettori del reddito di cittadinanza, utilizzando quindi forza lavoro immediatamente disponibile e pagata dallo Stato per fare fronte all’emergenza.
Il ritorno dei voucher in agricoltura? Per ora, no
Un’altra ipotesi avanzata per fronteggiare la situazione straordinaria è quella di reintrodurre i vecchi voucher in agricoltura, riportando indietro le lancette del tempo a qualche anno fa, riproponendo una formula molto diffusa fino al 2018, quando erano stati rivisti e limitati.
Tale proposta, però, è stata respinta dalla Commissione Bilancio del Senato, scatenando una vera e propria battaglia.
Da una parte ci sono i sindacati, che vedono nei voucher uno strumento fragile, facilmente utilizzabile per compiere abusi ai danni dei lavoratori, specialmente in un momento come quello attuale. Dall’altra, invece, le associazioni di categoria lanciano il loro “j’accuse”, evidenziando come i voucher siano uno strumento che consente un tracciamento ed una tutela del lavoro e che il loro ampio utilizzo consentirebbe una maggiore facilità nel reperimento della manodopera e, conseguentemente, la possibilità di non mandare persi quintali e quintali di prodotti di pregio per cavilli burocratici.
Sicuramente, in un momento di emergenza come quello attuale, la cosa più importante è trovare soluzioni semplici a grandi problemi, possibilmente nel minor tempo possibile. Che i voucher siano o meno la risposta ad ogni problema dell’agricoltura, o anche solo all’emergenza occupazionale, non sta certo a noi giudicarlo.
Quel che è certo è che, in questo momento, occorre marciare veloci per non perdere ulteriore terreno e farsi trovare pronti quando tutto ripartirà, garantendo sempre gli interessi di tutti e, in particolare, di quei settori che, a causa dell’emergenza Coronavirus, potrebbero rischiare di perdere tutto.
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