Tra le misure al vaglio dal Consiglio dei Ministri, che potrebbero essere introdotte tra i provvedimenti della "Fase 2", è stata prevista la possibilità per i soggetti in cassa integrazione, disoccupati e percettori del reddito di cittadinanza, di poter essere occupati in agricoltura senza decadere dalle misure di sostegno al reddito loro riservate.
La bozza del Decreto prevede, infatti, la possibilità di assumere, nel settore agricolo, con contratti a termine della durata massima di trenta giorni, rinnovabili una sola volta, soggetti che percepiscono misure di sostegno al reddito. Per tali soggetti sarà possibile cumulare il sostegno ricevuto ed il reddito da lavoro dipendente fino a 2.000 euro.
Soggetti ammessi
La bozza del Decreto prevede che potranno accedere al lavoro agricolo i soggetti che, a seguito della sospensione dell’attività lavorativa, sono percettori della cassa integrazione ordinaria e in deroga, dell’assegno ordinario dei fondi di solidarietà o del Fondo di integrazione salariale, a condizione che l’assunzione avvenga nel periodo di sospensione dell’attività a zero ore. Per coloro che invece beneficiano degli ammortizzatori sociali per una riduzione parziale del lavoro non è prevista la possibilità di cumulare il reddito da lavoro agricolo con il sostegno percepito.
Potranno beneficiare del cumulo del reddito da lavoro i soggetti che percepiscono le indennità di disoccupazione per lavoratori dipendenti (NASPI) e per gli iscritti alla Gestione separata INPS (DIS-COLL), nonché per i percettori del reddito di cittadinanza (RDC).
Qualifica del datore di lavoro
Il datore di lavoro deve essere un’impresa agricola che svolge le attività previste dall’articolo 2135 del Codice Civile. Sono pertanto comprese sia le attività di coltivazione e allevamento di animali che quelle connesse previste dal terzo comma dello stesso articolo. Vi rientrano, pertanto, le attività di manipolazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo e dall’allevamento, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda, normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ma anche le attività agrituristiche.
Sanatoria per i lavoratori irregolari
Va detto che sulle misure per il lavoro si è acceso un intenso dibattito e che, quindi, non è escluso che il Decreto possa anche essere modificato o che il provvedimento slitti ad un successivo Decreto. Per ora, le divergenze si stanno concentrando particolarmente sulla vicenda delle centinaia di migliaia di lavoratori irregolari (circa 600.000) presenti nel nostro Paese e che continuano a lavorare in modo sommerso.
Si tratta principalmente di colf e badanti, ma vi sono anche circa 100.000 braccianti agricoli.
Siccome il dato dei lavoratori irregolari non è bene definito, in sede di Consiglio dei Ministri vi è il confronto tra chi vorrebbe contingentare il numero delle regolarizzazioni, dando priorità a quelle dirette al settore agricolo e chi, invece, vorrebbe consentire la regolarizzazione anche per gli occupati in altri settori (colf e badanti).
La regolarizzazione è prevista attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno stagionale, rinnovabile a fronte di un contratto di lavoro.
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