Il Decreto Rilancio conteneva, tra i tanti, un importante provvedimento finalizzato alla regolarizzazione/emersione di lavoratori irregolari. Disposizione, quest’ultima, etichettata quale “opportunità per dare dignità a tutti i lavoratori” occupati principalmente nel settore agricolo.
Con questa norma, i datori di lavoro potevano/possono dichiarare l’esistenza di un rapporto di lavoro irregolare con lavoratori italiani e stranieri, al fine di ottenere un nuovo contratto di lavoro in deroga alle regole “ordinarie”.
Nonostante i buoni propositi, la “sanatoria”, voluta fortemente dal Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, si è rivelata un fallimento totale.
Il Governo aveva stimato inizialmente un numero di richieste pari a 600.000, poi ridotto a 220.000, mentre, a circa dieci giorni dello scadere dei termini per la presentazione delle domande di regolarizzazione, i numeri sono eloquenti: 120.000 le richieste pervenute agli istituti competenti.
Ad aggravare il dato sono i valori in percentuale. Risulta che l’87% delle richieste sono state presentate per l’emersione di rapporti di lavoro domestico, mentre solo il 13% riguardano lavoratori agricoli.
Se, quindi, l’aspettativa era di “popolare le campagne” dopo il lockdown, ad oggi possiamo dire che il risultato ottenuto è stato di gran lunga disatteso.
Le aziende agricole, come poi le imprese di tutti i settori, hanno bisogno di celerità nelle procedure, in quanto rispetto agli altri sono condizionate dai tempi dettati principalmente dalla natura e non possono permettersi di “aspettare”.
I 500 euro che i datori di lavoro devono pagare per ogni lavoratore oggetto della richiesta non sono la fine della procedura burocratica oggetto di emersione, ma sono solo l’inizio. A seguire ci sono poi una serie di verifiche ed analisi svolte dagli enti competenti che comportano uno slittamento delle tempistiche che ben poco hanno che fare con le esigenze del comparto agricolo e alimentare.
Il problema dunque non sembra assolutamente risolto e va ad aggiungersi alle difficoltà che il settore agricolo si trova a dover quotidianamente affrontare.
Andrea Fiumi, consulente del lavoro
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