Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, con l’approfondimento del 23 settembre 2020, analizza le Sentenze della Corte di Cassazione, emesse dal 2015 a oggi, col fine di illustrare le caratteristiche dello sfruttamento e individuando gli “indici rivelatori” dello stesso.
Questa operazione interpretativa è stata fatta nel momento in cui la Cassazione ha dovuto valutare se, in presenza del requisito di gravi indizi di colpevolezza o del fumus boni iuris, fosse corretta, esaustiva, adeguata e logica la motivazione delle Ordinanze dei Tribunali del Riesame sui provvedimenti restrittivi della libertà personale o di sequestro, disposti dai giudici per le indagini preliminari.
La disamina delle Sentenze si sviluppa partendo da quelle che sono, in astratto, le condizioni che, secondo l’art. 603-bis, comma 3, del Codice Penale, costituiscono “indici rilevatori” di sfruttamento, ossia:
Alla luce di ciò, in considerazione anche delle pronunce giurisprudenziali analizzate dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, è possibile racchiudere tra “gli indici rivelatori del requisito dello sfruttamento dei lavoratori”, questi elementi:
Tra le varie Sentenze della Cassazione esaminate ce n’è una (Cass. Pen. n. 1387/2020) che riguarda in modo specifico lo sfruttamento dei braccianti agricoli.
Sul punto, i giudici di legittimità hanno affermato che è da ravvisare lo sfruttamento dei lavoratori ai fini della sussistenza della fattispecie penale, di cui all’articolo 603-bis del Codice Penale, nelle “penose condizioni personali e di lavoro subite dai braccianti agricoli”, nella “minima paga oraria”, nell’ “orario lavorativo giornaliero (sino a 18-20 ore senza riposo settimanale e con una pausa di appena 30 minuti)”, nella “carenza di servizi igienici nei campi”, nelle “minacce ed aggressioni subite dai ‘caporali’ in caso di prestazioni lavorative non soddisfacenti”, nella “estrema miseria delle baracche adibite ad abitazioni”, nei “canoni di locazione trattenuti direttamente dalle buste paga”, nel “divieto di portare con sé telefoni cellulari”, elementi tutti che “connotano lo sfruttamento dei braccianti, il cui evidente stato di bisogno li induce ad accettare condizioni di vita e di lavoro ben lontane da quelle normativamente garantite ed anzi ai limiti della disumanità”.