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Il Decreto Sostegni ha prorogato il blocco dei licenziamenti con un’importante novità: la diversificazione dei periodi di sospensione a seconda della tipologia di attività.
Il perdurare della crisi dovuta alla pandemia, le difficoltà alle quali le imprese devono fare fronte, l’inevitabile necessità di prorogare gli ammortizzatori sociali e le differenti gestioni degli stessi, sono solo alcune delle motivazioni che hanno indotto il Governo a prevedere una doppia “via d’uscita” dalla sospensione dei licenziamenti.
Il nostro ordinamento giuridico in materia di cassa integrazione si è dimostrato (purtroppo) impreparato alla gestione di una crisi di così ampie dimensioni e, ad oggi, la gestione è rimasta praticamente immutata nonostante i dodici mesi di esperienza alle spalle.
Per questo motivo, in funzione della tipologia di ammortizzatore sociale utilizzato dall’azienda, il blocco dei licenziamenti avrà una differente scadenza.
I datori di lavoro che possono accedere alla CIGO (cassa integrazione ordinaria) non potranno procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro per giustificato motivo oggettivo (GMO).
Le aziende rientranti in tale ambito normativo avranno la possibilità di procedere alla conclusione dei contratti di lavoro in essere solo a partire dal 1° luglio 2021, fermo restando la possibilità di accedere agli ammortizzatori ordinari o straordinari nel rispetto delle previsioni di legge.
Riconducibili all’alveo della CIGO sono le aziende:
Quelle sopra elencate sono solo un estratto delle aziende indicate nel D.Lgs n. 148/2015.
Per i restanti datori di lavoro il blocco dei licenziamenti prosegue sino al 31/10/2021.
La motivazione è da ricondursi al fatto che le aziende con accesso alla CIGD (cassa integrazione in deroga), assegno ordinario/FSBA, CISOA, esaurito l’ammortizzatore sociale di competenza per settore, non hanno altro a cui potersi “aggrappare” e da qui la decisione governativa di estendere il periodo di sospensione per ulteriori quattro mesi.
Le aziende rientranti in questi settori risultano essere quelle più colpite e di dimensioni ridotte, aziende che stanno soffrendo maggiormente della crisi da COVID-19 e sicuramente quelle con maggiori necessità di tutela.
In questo lasso di tempo, durante il quale i licenziamenti sono sospesi, la normativa vigente prevede solo alcune e limitate ipotesi di risoluzione dei rapporti di lavoro.
Di seguito, riporto un elenco (non esaustivo) delle più comuni causali attualmente adottabili:
Cosa succederà nei prossimi mesi non possiamo certamente prevederlo, di sicuro si auspicano interventi strutturali che consentano alle imprese e al nostro Paese una ripresa veloce non appena usciti dalla pandemia.
Andrea Fiumi, consulente del lavoro