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A partire dal 16 ottobre 2018, la Commissione UE ha autorizzato gli Stati membri ad erogare l’anticipo dei contributi PAC 2018. Gli enti pagatori possono versare nelle casse degli agricoltori fino al 70% dei pagamenti diretti a loro spettanti sulla base di quanto dichiarato nella Domanda Unica 2018.
Se sulla carta tutto sembra facile, è altrettanto facile pronosticare problemi e disguidi: ai soliti, endemici, ritardi, infatti, si aggiungerà l’entrata in vigore della nuova disciplina antimafia e del relativo obbligo di certificazione.
La legge n. 161/2017 ha modificato, a partire dal 18 novembre dello scorso anno, la normativa relativa agli obblighi di comunicazione antimafia per i proprietari di terreni percettori di contributi europei.
Prima di tale data, solo gli agricoltori beneficiari di pagamenti PAC o PSR di importo superiore a 150.000 euro erano obbligati a presentare la documentazione antimafia per poter incassare gli aiuti comunitari.
A seguito di alcuni scandali e di una manifestata volontà repressiva, nel 2017 tale obbligo è stato esteso per tutti i terreni agricoli e zootecnici demaniali che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla PAC, nonché per tutti i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei di importo superiore ai 5.000 euro.
Nell’ultimo anno, diversi sono stati i temperamenti che l’ordinamento ha utilizzato per ridurre l’impatto di questa disciplina: prima, nella Legge di Bilancio 2018 è stato precisato che la richiamata disciplina non valeva per le domande PAC 2017 già presentate; poi si è innalzata la soglia di esenzione dall’adempimento a 25.000 euro per le domande presentate nel 2018.
Ora, però, si inizia a fare sul serio: senza la necessaria documentazione antimafia, gli annunciati anticipi 2018 non potranno essere erogati agli agricoltori.
È importante determinare con attenzione gli importi: come detto, per quest’anno, la certificazione è richiesta solo per chi percepisce contributi di valore superiore ai 25.000 euro. Tale importo deve essere valutato per ogni singola domanda: pertanto se un operatore deve ricevere aiuti diretti per 20.000 euro e contributi PSR per 15.000, per l’anno 2018 non sarà necessario presentare alcunché.
Al contrario, se il contributo è erogato in più tranche, ad esempio in tre rate da 10.000 euro, sarà il valore complessivo a dover essere preso come riferimento: nel caso appena citato, quindi, sarà necessario produrre la documentazione antimafia.
Per l’anno 2018, saranno circa 170.000 gli agricoltori che dovranno rivolgersi ai propri CAA e uffici tecnici per attivare i controlli antimafia da parte delle prefetture, controlli ormai necessari per poter percepire gli aiuti PAC. Una mole importante di lavoro, che potrebbe ingolfare l’attività degli uffici pubblici.
In base a quanto stabilisce oggi la disciplina, tale numero potrebbe quasi triplicare nel 2019: sarebbero infatti circa 500.000 gli operatori coinvolti: la sola gestione delle richieste di documentazione antimafia potrebbe paralizzare gli uffici, causando ulteriore incertezza circa tempi e modalità di incasso delle somme spettanti.
Nell’ambito dell’approvazione del Decreto Milleproroghe era stato proposto di mantenere salva la maggior soglia di 25.000 euro anche per l’anno 2019: nell’ambito della formazione della norma, però, tale istanza è andata persa e, salvo eventuali cambiamenti in corsa, il limite di 5.000 euro sarà pienamente vigente a partire dal prossimo anno.
Come più volte evidenziato, si tratta di una situazione critica, tanto per quanto riguarda l’attività delle prefetture quanto, soprattutto, per quello che riguarda gli agricoltori che già spesso si trovano a dover percepire gli aiuti PAC con mesi di ritardo a causa delle inefficienze degli organismi pagatori e che non possono, in alcun modo, dover fare da paracolpi all’ennesimo scriteriato provvedimento del legislatore.