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L’Italia, dopo il Canada, è il secondo produttore al mondo di grano duro. Tale coltura è fondamentale per la produzione della pasta, un’eccellenza italiana che tutto il mondo ci invidia. Ma i produttori di grano duro riescono a sopravvivere solo grazie ai contributi comunitari.
È proprio così, i produttori della materia nobile dalla quale si produce la straordinaria pasta italiana apprezzata in tutto il mondo, con le rese ottenute per ogni ettaro coltivato e applicando i prezzi di mercato vedrebbero le loro entrate ridotte di oltre il 50 percento se non ricevessero gli incentivi europei.
SI tratta di un dato preoccupante per il settore che vede una superficie coltivata in Italia di circa 1,2 milioni di ettari con una produzione media annua di grano duro pari a circa 4,4 milioni.
Si pensi che la media nazionale dell’incidenza degli aiuti PAC ai produttori è mediamente del 28 percento in Italia e del 38 percento in Europa.
È facile intuire che senza i contributi che la Comunità europea mette a disposizione dei cerealicoltori sarebbe antieconomico coltivare il grano duro in gran parte delle regioni Italiane.
Le regioni maggiormente rappresentative della produzione italiana di grano duro sono la Puglia, la Sicilia, le Marche, L’Emilia-Romagna, la Basilicata e la Toscana.
In base ai dati estratti dal campione RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola) produrre grano in queste regioni, se non vi fosse alcun contributo europeo, vedrebbe solo i produttori della Puglia e della Basilicata con un reddito positivo per ogni ettaro coltivato (+76/82 €/Ha). I produttori delle altre regioni sarebbero invece tutti mediamente in perdita e con scostamenti produttivi significativi (-26/-234 €/Ha).
Regioni |
Media RN con aiuti PAC |
Media RN senza aiuti PAC |
Puglia |
323 €/Ha |
76 €/Ha |
Sicilia |
200 €/Ha |
-64 €/Ha |
Marche |
327 €/Ha |
-80 €/Ha |
Emilia-R. |
246 €/Ha |
-26 €/Ha |
Basilicata |
268 €/Ha |
82 €/Ha |
Toscana |
196 €/Ha |
-235 €/Ha |
A dare fiducia agli agricoltori contribuiscono i contributi PAC che ammontano a seconda della regione da € 234 a € 388 per ogni ettaro coltivato.
Se oggi, grazie ai contributi PAC, i produttori di queste Regioni riescono ancora a resistere, affinché le produzioni possano essere sostenute anche per i prossimi anni in cui è prevista una riduzione degli aiuti comunitari del 10%, occorre però un cambio di rotta per incrementare la redditività.
Uno degli strumenti a disposizione per intervenire in soccorso del settore è quello di aumentare la redditività attraverso un orientamento del mercato grazie agli accordi di filiera, che dovranno vedere cerealicoltori e gli industriali del settore uniti per migliorare la qualità e aggredire nuove aree di mercato.
Per fare ciò occorre differenziare le qualità del cereale e ricercarne le qualità migliori per la produzione della pasta. A fronte di questo sforzo degli agricoltori servirà l’impegno dell’industria di valorizzare l’origine del prodotto.
Dal canto loro i cerealicoltori devono trovare il modo di rendere più efficiente la produzione al fine di aumentare le rese per ettaro.