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Le caratteristiche eccezionali e l’entità della crisi scaturita in seguito alla pandemia da COVID-19 rappresentano fattori per i quali si richiedono misure rapide ed efficaci da parte dell’Unione Europea, a sostegno degli Stati membri.
In tal senso, la volontà di contrastare prontamente i danni economici, sociali e sanitari, unitamente a quella di accelerare la transizione verso un’Europa verde, digitale e resiliente, hanno portato alla creazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza.
Tale dispositivo, istituito mediante il Regolamento (UE) 2021/241 ed entrato in vigore il 19 febbraio 2021, costituisce uno dei fondi dello strumento Next Generation EU e riceve in dotazione quasi il 90% dei 750 miliardi di euro previsti complessivamente (a prezzi costanti).
In altre parole, le risorse di cui dispone (fino ad un massimo di 672,5 miliardi di euro) saranno destinate a sei aree di intervento, definite pilastri, così denominate:
Suddette risorse verranno suddivise secondo questo criterio:
Almeno il 37% dell’importo totale del piano per la ripresa e la resilienza viene destinato a misure coerenti con la lotta ai cambiamenti climatici e con la sostenibilità ambientale. Obiettivi, questi ultimi, per i quali l’UE si prefissa di destinare il 30% del proprio bilancio. Non solo, almeno un ulteriore 20% dell’importo totale dovrà essere destinato per la spesa digitale.
Nel dettaglio, l’assegnazione di tale contributo sarà ripartita in due periodi differenti:
Gli Stati membri dovranno impegnarsi a presentare il Piano per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) entro il 30 aprile 2021.
Angelo Frascarelli