Il Governo italiano ha trasmesso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) alla Commissione Europea il 30 aprile 2021. Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese lungo un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali.
Le risorse investite e la governance
Il Piano italiano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU). In totale prevede investimenti pari a 222,1 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi di euro finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei Ministri del 15 aprile. Nel complesso, il 27% del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e più del 10% alla coesione sociale.
La governance del Piano prevede una responsabilità diretta dei Ministeri e delle Amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. In dettaglio, è previsto un ruolo significativo degli enti territoriali, a cui competono investimenti pari a oltre 87 miliardi di euro, mentre è il Ministero dell’Economia e delle Finanze che monitora e controlla il progresso nell’attuazione di riforme e investimenti, fungendo da unico punto di contatto con la Commissione Europea.
Struttura del Piano
Il Piano è organizzato attraverso sei missioni e in più include un corposo pacchetto di riforme.
In dettaglio, la prima missione, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, stanzia complessivamente 49,2 miliardi per promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. Il Piano prevede come prima cosa investimenti per assicurare la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese, in particolare per il Servizio Sanitario Nazionale, gli edifici scolastici e le zone sprovviste, incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato e il rafforzamento delle infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione. Inoltre, nell’ ambito del turismo e cultura sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.
La seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, elargisce nell’insieme 68,6 miliardi per migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile. Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, l’incremento di efficienza energetica di edifici privati e pubblici e per il sostegno delle fonti di energia rinnovabile, soprattutto nella filiera dell’idrogeno e nelle infrastrutture idriche.
La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, stanzia nel complesso 31,4 miliardi per lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese. Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità e nella modernizzazione e potenziamento delle linee ferroviarie regionali, del sistema portuale e della digitalizzazione della catena logistica.
La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, destina in tutto 31,9 miliardi di euro per rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Il Piano, oltre che investire negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia, prevede un corposo risanamento strutturale degli edifici scolastici e una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea. Inoltre, viene sviluppata l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
La quinta missione, “Inclusione e Coesione”, predispone 22,4 miliardi per facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, investendo nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna. Inoltre, vengono rafforzati i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità. Inoltre, sono previsti investimenti infrastrutturali per le zone economiche speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane.
La sesta ed ultima missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi per rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio, nell’assistenza domiciliare, nella telemedicina e nell’assistenza remota. Nello specifico, gli investimenti riguardano l’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio, con interventi di adeguamento antisismico.
Infine, il Piano prevede un ambizioso programma di riforme per facilitare la sua attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese e all’attrazione degli investitori.
Nello specifico, la riforma della Pubblica Amministrazione affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione. Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa. La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari. Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo. Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale. Il Piano inoltre prevede interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni e sul codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti, oltre che riforme a tutela della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica.
Risultati attesi
Il PNRR avrà un impatto significativo sulla crescita economica e della produttività, viene previsto dal Governo un aumento di 3,6 punti percentuali del PIL nel 2026, rispetto allo scenario di base, e un aumento dell’occupazione di 3,2 punti percentuali nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026).
Prof. Angelo Frascarelli
Dott. Luca Palazzoni
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