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E’ arcinoto che il sistema agricolo, di qualunque parte del mondo si tratti, per sopravvivere deve essere sovvenzionato. In Europa la UE ha attivato da decenni una politica di sostegno in favore di questo settore primario, inizialmente per favorire la crescita delle produzioni agricole per alimentare la popolazione continentale meglio e di più.
L’evoluzione del sistema ha poi scardinato il principio ispiratore europeo dirottandolo verso la modernizzazione dell’agricoltura in funzione del mercato di sbocco e della qualità, generando di converso nuovi costi, soprattutto in Italia. Che in campagna sono progressivamente diventati insostenibili per via dei diversi oneri che l’agricoltore ha dovuto accollarsi.
Per poter, quindi, dare un respiro al reddito aziendale, oggi più di ieri, è necessario che in Italia i produttori vadano alla ricerca di finanziamenti, siano essi in conto capitale o in conto interessi.
Da un punto di vista cronologico vi è da dire che dalla fine dello scorso anno il sistema agricolo, ed ortofrutticolo in particolare, è entrato in zona nuovo PSR grazie all’attivazione dei bandi che ogni Regione ha messo in lista.
Tra le caratteristiche che ciascun Piano di Sviluppo Rurale ha introdotto vi è quella della premialità nei confronti di chi aderisce ad una forma organizzata, meglio se Organizzazioni di Produttori (OP).
Sintetizzando, si può dire che un progetto presentato da un’OP o da suoi aderenti, a parità di punteggio, può avere la priorità rispetto ad altri avente gli stessi indicatori e contenuti. Ecco una forma di sostegno importante che stimolerebbe l’aggregazione in OP.
Un’altra direttrice sulla quale aprire riflessioni e prendere decisioni riguarda l’OCM.
L’OCM unica stabilisce che anche in campo agricolo vi siano finanziamenti. In Italia questi sono regionali, mentre in campo ortofrutticolo la ben nota e citata OCM, quale dispone l’erogazione del 4.1% a fondo perduto – calcolato sul Valore della Produzione Commercializzata (VPC) dei soci o della Società, se già esistente – in favore delle OP purché queste presentino un Piano strategico poliennale e relativi Piani stralcio annuali aventi azioni con valore complessivo pari all’8.2% della VPC. I piani, in questo modo, sono finanziati al 50%.
Certo, la burocrazia ha il suo peso ma, visto che eroga soldi in conto capitale, la UE ha bisogno di controlli molto accurati. La certezza della spesa e del relativo finanziamento, però, fa sì che le OP, quelle con conduzione attenta e portata a dare risposte in campagna con efficacia ed efficienza, vedano come investimento anche le figure dedicate alla gestione amministrativa, ai rapporti con la Pubblica Amministrazione, con i soci, con le Istituzioni nazionali e comunitarie ed alla redazione delle “carte” che si devono presentare.
Il mercato ha dimostrato che non serve costituire massa critica alla produzione, ma alla commercializzazione e OP di piccole e medie dimensioni (con bilanci in attivo) possono benissimo essere presenti nel panorama agricolo nazionale e recitare la loro parte.
Anche se in discussione vi è a Bruxelles il testo finale dell’aggiornamento legislativo, in campo ortofrutticolo il sistema è collaudato e certamente fornisce risposte adeguate, purché vi siano gestioni che guardino all’interesse delle aziende agricole, senza le quali non vi può essere la tutela delle produzioni di qualità nazionali.
E poiché per l’ortofrutta bisogna presentare le istanze di riconoscimento entro il 15 settembre di ogni anno, tra assemblee di bilancio varie, tempi istituzionali per il riconoscimento, inizio attività, bandi del PSR, ecc. questo periodo dell’anno è anche il più adatto per impostare il progetto OP.