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Non bastava una delle estati più calde e siccitose della storia a rendere difficile la vita degli agricoltori italiani. Nel silenzio generale, infatti, pochi giorni fa è stato operato un nuovo e consistente taglio del valore dei titoli all’aiuto.
Come noto, una quota del 3% dei contributi PAC è destinata al finanziamento della riserva nazionale, la quale rappresenta lo strumento attraverso cui è possibile ottenere nuovi titoli o rideterminare il valore di quelli già in possesso.
Per poter accedere alla riserva nazionale, però, è necessario rientrare in una delle fattispecie individuate dall’art. 30 del regolamento UE n. 1307/2013:
Mentre per le due fattispecie sopra indicate è necessario garantire l’accesso alla riserva nazionale, sono previste ulteriori misure di aiuto per:
Sono proprio queste ultime due categorie di soggetti, potenzialmente quelle più deboli, che dovranno confrontarsi con una significativa riduzione del valore dei titoli PAC ottenuti nel 2015. Per il 2016, invece, non sono nemmeno state prese in considerazione le richieste per tali fattispecie, in quanto non vi era capienza e nessun titolo è stato assegnato.
Si è scoperto, però, che nemmeno nel 2015 si è riusciti a far fronte al grande numero di richieste di accesso alla riserva, le quali hanno causato l’ennesimo splafonamento, stimato in circa 40 milioni di euro, con il necessario bisogno di procedere all’ennesimo ricalcolo del valore dei titoli.
Lo scorso 24 luglio sono terminate le operazioni e sono arrivate nefaste notizie per gli agricoltori siti in zone montane e in zone svantaggiate, che avevano avuto accesso alla riserva nazionale nella campagna 2015 tramite le fattispecie C e D. Per tali soggetti, infatti, è stato annunciato un taglio del 27,5% del valore dei titoli inizialmente attribuito.
Taglio a cui si dovrà aggiungere, a partire dal 2016, la riduzione lineare dell’1,45% prevista dalla Circolare AGEA prot. n. 47589 del 5 giugno 2017 per i titoli di fattispecie D.
Si tratta di una riduzione estremamente importante, che cambia in corsa le carte in tavola e che potrebbe causare enormi disagi agli agricoltori colpiti.
Si prenda il caso di un imprenditore agricolo in possesso di circa 200 ettari ammissibili che, stando ai valori individuati al 25 novembre, aveva diritti all’aiuto per un valore di quasi 20.000 euro. A seguito del ricalcolo operato negli ultimi giorni, invece, il valore degli stessi titoli è sceso ad una somma di poco superiore a 14.000 euro.
Va sottolineato che la riduzione sopracitata non riguarda una sola annualità: pertanto, essa andrà poi moltiplicata per i cinque anni del periodo di riferimento della PAC. Riprendendo l’esempio di cui sopra, quindi, il soggetto, con il ricalcolo dei titoli di fattispecie C e D, perderà ben 30.000 euro in un quinquennio. Mica briciole.
Ma non è tutto qui. Infatti, tale misura è pioggia sul bagnato: i soggetti “ricalcolati” hanno dovuto attendere per ben due anni l’accesso alla riserva nazionale, per poi vedersi riconosciuti, in un colpo solo, aiuti per due annualità (2015 e 2016).
In forza del ricalcolo, i contributi verranno erogati in futuro in misura ridotta, mentre quanto già percepito dovrà essere restituito all’ente pagatore.
In ballo ci sono decine e centinaia di migliaia di euro che gli agricoltori hanno utilizzato come garanzie di mutui e prestiti, oppure per effettuare investimenti sulla propria azienda. I disagi ed i problemi causati dall’ultimo ricalcolo possono essere facilmente immaginati.
Si pensi ad esempio a chi ha portato il proprio portafoglio titoli in banca, per utilizzarlo come garanzia di un credito e che oggi ne vede ampiamente decurtato il valore, senza una comunicazione ufficiale e con la necessità di dare spiegazioni all’istituto bancario.
Infatti, la rideterminazione del valore dei titoli è stata fatta passare nel silenzio: non c’è traccia infatti di una comunicazione ufficiale o di una circolare di AGEA che ufficializzi il forte ribasso del valore dei titoli. Peraltro, anche tempi e modi dell’operazione destano sospetto. L’ultimo ricalcolo è stato effettuato in piena estate, durante il periodo in cui gli agricoltori sono al lavoro sui campi e i professionisti sono prossimi alle ferie.
Pare scontato affermare che tutto ciò non possa che essere descritto come l’ennesima grave ingiustizia perpetrata nei confronti degli agricoltori, ed in particolare nei confronti di quei soggetti che svolgono la loro attività su territori svantaggiati: si tratta di un quadro che genera enorme amarezza.
Siamo davanti quindi all’ennesima trovata all’italiana: con una mano si dà e con l’altra si toglie, cercando di fare il meno rumore possibile. Con buona pace di chi, tra mille difficoltà, ogni giorno scende sul campo per svolgere con impegno e competenza il proprio lavoro.