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Tra i tanti provvedimenti che animano questo fine 2017, uno di quelli sicuramente più importanti e delicati è quello relativo all’obbligo di presentazione della certificazione antimafia per poter accedere ai contributi europei.
In forza dell’entrata in vigore della L. 161/2017, è stato sancito l’obbligo di presentare la documentazione antimafia per:
- le concessioni di terreni agricoli demaniali che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla PAC, a prescindere dal loro valore complessivo;
- tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei.
Questa previsione ha creato un vero e proprio terremoto nel mondo agricolo: se prima di tale norma l’obbligo di presentazione della documentazione antimafia era previsto solo per le erogazioni superiori a 150.000 euro, la nuova disciplina avrebbe esteso tale onere a tutti i percettori di contributi comunitari, con evidenti disagi: ingolfamento delle Prefetture deputate a rilasciare i documenti, blocco totale dei contributi fino alla regolarizzazione delle singole posizioni.
Consapevole delle possibili ripercussioni, il legislatore ha subito introdotto una soglia di esenzione, la quale è stata inserita nel decreto fiscale approvato ieri: per gli agricoltori che percepiscono contributi al di sotto dei 5.000 euro all’anno, non sarà necessario alcun ulteriore adempimento.
Chiaramente, tale misura non può essere sufficiente a contenere le probabili problematiche legate alla nuova misura: ancora troppo ampia è la platea degli obbligati alla presentazione della certificazione antimafia (circa 900.000 aziende agricole), troppo stretti sono i tempi per la regolarizzazione (la norma è già vigente), tenendo conto del fatto che le tempistiche del rilascio di tali documenti oscillano tra i sei mesi e l'anno..
L’apposizione della fiducia al decreto fiscale, peraltro, ha fatto saltare la discussione su un emendamento che avrebbe ulteriormente innalzato la soglia di esenzione a 25.000 euro, riducendo ulteriormente il numero degli obbligati, ma tale proposta è, al momento, naufragata.
Ora gli operatori del settore agricolo, che hanno più volte mostrato preoccupazione sulle possibili conseguenze dell’entrata in vigore della norma in commento, attendono con le dita incrociate l’approvazione della Legge di Bilancio, ultima chance per poter ottenere, almeno, una riorganizzazione delle scadenze.
Visto che anche sulla Legge Finanziaria dovrebbe essere apposta la fiducia, l’unica speranza è che la misura possa trovare un suo posto nel probabile maxiemendamento finale proposto dal Governo.
Se recepita, la proposta potrebbe essere quella di mantenere salva l’esenzione totale al di sotto dei 5.000 euro, mentre per i soggetti obbligati occorrerebbe fare una distinzione:
- le imprese con contributi comunitari tra i 5.000 e i 25.000 euro sarebbero tenute ad effettuare la richiesta in Prefettura della documentazione antimafia relativa alle sole misure restrittive poste in capo all’imprenditore e ai suoi preposti (comunicazione antimafia); per l’acquisizione dell’intera informativa antimafia, il termine sarebbe prorogato al 1° gennaio 2019;
- per le imprese con contributi PAC e progetti PSR di valore superiore a 25.000 euro, resterebbe l’obbligo immediato di richiedere la più onerosa informazione antimafia.
Non resta quindi che attendere gli sviluppi della discussione parlamentare, ma la situazione pare davvero complicata: il rischio è quello di paralizzare Prefetture ed enti pagatori, congelando contributi importanti ed attesi da parte degli agricoltori.