Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
Per l’Italia, il peso dei dazi che gli Stati Uniti si apprestano ad applicare a partire dal prossimo 18 ottobre ai prodotti europei è stimato in almeno un miliardo di euro.
Il conto presentato dall’amministrazione americana per la vicenda che ha visto coinvolte l’europea Airbus e la statunitense Boeing prevede l’applicazione, fin da subito, di 7,5 miliardi di dazi così come autorizzato dalla WTO.
Il contenzioso è sorto per il danno provocato all’impresa americana dagli illegittimi sussidi europei erogati ad Airbus che, secondo i giudici della WTO, è stimabile appunto in 7,5 miliardi di dollari.
Conseguentemente, gli USA potranno imporre dazi per un ammontare equivalente sull’export della UE.
Il prossimo 14 ottobre è previsto un ultimo incontro tra le delegazioni USA e UE per cercare di trovare un accordo che eviti l’applicazione delle misure invocate dall’amministrazione americana ma anche le contromisure che la UE dovrà attuare inevitabilmente.
Le tariffe previste per l’export europeo saranno diversificate per prodotto (si valuta un 10% sui grandi aerei commerciali e un 25% su prodotti agricoli e industriali). Inoltre, le liste prevedono anche delle precise indicazioni per singoli Stati. Si tratta quindi di una penalizzazione studiata meticolosamente dai tecnici USA al fine di andare a toccare i segmenti che determinano volumi consistenti di esportazioni.
Tra i prodotti maggiormente colpiti vi sono quelli dell’agroalimentare, ai quali spetteranno i dazi più elevati (25%).
In particolare, il settore caseario italiano vedrà penalizzate alcune delle proprie eccellenze quali il parmigiano reggiano, il grana padano, il pecorino romano ed il provolone.
Non da meno la scure dei dazi americani interesserà anche il settore dei prosciutti e dei salumi, quello vinicolo, olivicolo ed agrumicolo.
La lista dei prodotti che l’amministrazione americana ha redatto rischia di incidere pesantemente sulle imprese agricole e agroalimentari italiane.
Oltre al rischio imminente di una riduzione delle esportazioni verso gli USA vi è un pericolo ulteriore per le produzioni italiane, ovvero quello dei prodotti c.d. “italian sounding” già molto diffusi in questi Stati.
Sicuramente tali prodotti beneficeranno dei dazi imposti ai prodotti italiani, determinandone un notevole aumento dei costi per i consumatori americani. Pertanto, qualora questo regime dovesse perdurare vi è il rischio concreto che il consumatore americano si abitui al consumo dei prodotti locali, cosicché, anche quando i dazi saranno ridimensionati, vi sarebbe un enorme gap da recuperare per il made in Italy.
Un altro problema è dato dagli equilibri di mercato che dovranno essere gestiti dalle filiere produttive valutando anche consistenti investimenti per inserirsi in altri mercati.
Ora non resta che attendere gli esiti degli incontri tra i vertici USA e UE. Certo è che uno scontro a colpi di dazi danneggerà imprese e consumatori di entrambe le parti.