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Il DPCM 22 marzo 2020 introduce ulteriori misure di contenimento del contagio da Coronavirus, sospendendo tutte le attività produttive e commerciali, non ritenute indispensabili, fino al 3 aprile 2020.
Tra i settori che restano attivi sono compresi quello agricolo, l’allevamento, la pesca e l’acquacoltura, nonché le attività che sono funzionali ad assicurare la continuità di tale filiera.
Il DPCM, in linea con quanto previsto nell’ordinanza del Ministero della Salute, vieta a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in Comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.
Non è però chiaro se per i lavoratori che abbiano necessità di spostarsi presso altri Comuni sia sempre possibile far rientro a casa.
Il DPCM dell’8 marzo 2020 aveva infatti previsto, all’art. 1, la limitazione degli spostamenti delle persone nella Regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia.
Infatti, la lettera b), art. 1, del DPCM 22 marzo 2020, recita: “all’articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 le parole “È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza” sono soppresse”.
Pare comprendere che per i lavoratori in entrata e in uscita da tali territori, qualora lo spostamento comporti il valico dei confini comunali, sia poi precluso il rientro presso la propria residenza.
Le attività agricole e quelle di allevamento non consentono soste: gli animali in particolare vanno accuditi ogni giorno e molte imprese sono in difficoltà, riuscendo a garantire solo con grandi sforzi il reperimento della forza lavoro necessaria.
In questo contesto già difficile vi è da constatare che la contrazione dei consumi dei prodotti freschi sta producendo una eccedenza dell’offerta, in particolare del settore del latte, determinando seri problemi agli allevatori.
Anche il settore del florovivaismo vive un momento di grande difficoltà. Come ogni anno, le imprese del settore hanno pianificato la concentrazione delle loro produzioni nel periodo primaverile. La sospensione di tutte le attività non essenziali e le prevedibili ricadute anche per il settore turistico hanno determinato una notevole contrazione della domanda e, pertanto, si teme che gran parte della produzione non troverà più sbocco sul mercato.