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Convegno sulle Novità Economico-Fiscali 2020, il successo di una giornata tra agricoltura e cultura

 

Il pubblico delle grandi occasioni ha fatto registrare il tutto esaurito alla 29esima edizione del convegno che ogni anno, a ridosso dell’approvazione della Legge di Bilancio, ConsulenzaAgricola.it organizza sulle Novità Economico-Fiscali per gli operatori del settore e loro consulenti.

L’evento si è tenuto al Palacongressi di Rimini il 18 dicembre scorso e al tavolo dei relatori ha visto succedersi gli interventi di Stefano Zamagni, Michele Vietti, Rossella Orlandi, Maurizio Leo, Gian Paolo Tosoni, Angelo Frascarelli moderati da Mauro Meazza, giornalista de Il Sole 24Ore. I relatori, tutti nomi tra i più illustri del panorama economico, fiscale e agricolo non solo nazionale, hanno saputo catturare l’interesse di un pubblico anche quest’anno attento e numeroso.

“Dilemmi etici e soluzioni possibili”

Stefano Zamagni

Per la prima volta il convegno ha visto la partecipazione di Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, carica a cui è stato chiamato circa un anno fa da Papa Francesco. Il suo intervento non ha toccato solamente gli aspetti economici legati all’attualità e al futuro dell’agricoltura globale, ma ha fornito interessanti spunti, anche di carattere filosofico, su cui riflettere. “Il tema dell’agrofood - ha affermato - ci pone davanti a dilemmi etici di non semplice soluzione, comunque e in ogni caso risolvibili. Le stime sull’aumento della popolazione mondiale ci dicono che nel 2050 nel nostro pianeta vivranno circa 10 miliardi di persone, che tradotto significa un numero sempre crescente di soggetti da sfamare, al punto che la produzione agricola dovrà aumentare del 70%, equivalente a un incremento del 30% di terreni coltivabili: una superficie che, purtroppo, non è disponibile. Si tratta di un problema che non possiamo permetterci di affrontare quando si manifesterà in tutta la sua complessità, occorre agire ora”. Per l’economista la strada da percorrere è quella dell’aumento delle rese colturali, sfruttando in maniera intelligente il foodtech, quindi quell’agricoltura 4.0 di cui si parla con crescente insistenza e che, soprattutto a livello pratico, sta conoscendo una progressiva diffusione. “La ricerca si sta concentrando e si concentrerà sempre più anche in futuro sulla genomica - ha osservato Zamagni - perché l’aumento delle rese produttive è racchiuso nei risultati che scaturiranno da questo percorso scientifico, che relega i tanto vituperati OGM a una branchia della scienza ormai superata. È indispensabile spiegare queste cose con conoscenza di causa a un pubblico spesso confuso e disorientato, perché si tratta di un processo culturale ineludibile e strategico, in grado di combattere l’ignoranza che spesso rappresenta la più importante causa all’origine degli sprechi alimentari”.  

Il comparto agricolo, secondo il pensiero di Stefano Zamagni, si trova a dover affrontare anche sfide importanti, come la gestione del rapporto, che lo vede al centro di una triangolazione da condividere insieme all’industria e alla finanza “tema - ha ricordato - di cui si parla poco ma che in realtà è molto importante perché investe la volatilità dei prezzi, legata a sua volta all’andamento dei mercati finanziari e non al meccanismo della domanda/offerta e in grado di condizionare inevitabilmente la programmazione produttiva. A questa prima sfida dobbiamo aggiungere l’introduzione di regole capaci di correggere i malfunzionamenti della globalizzazione e della biodiversità, altro tema cruciale che deve essere affrontato con competenza per fermare un fenomeno che gli esperti definiscono ormai imminente: vale a dire la sesta estinzione di massa visto che ogni anno, purtroppo, scompaiono 50 specie viventi”.

Ricerca scientifica, cultura, politica, innovazione tecnologica, affermazione di stili alimentari come la dieta mediterranea, peraltro nata in Italia, che possono contribuire a “educare” il consumatore di oggi e di domani. Gli ambìti di intervento per rispondere a una domanda crescente di cibo, soprattutto proteico, legato a migliori condizioni di vita da parte delle popolazioni emergenti, sono per Stefano Zamagni varie e tutte indistintamente efficaci. A patto di saperle gestire. “Le risorse esistono - ha concluso nel suo intervento - e vanno sfruttate ma opportunamente guidate, altrimenti rischierebbero di diventare un boomerang. Dobbiamo essere capaci di riprendere in mano il destino del settore primario perché le prospettive che si aprono sono molto interessanti. Tutto questo però non sarà possibile se non nascerà una nuova forma di alleanza tra imprese agricole e società civile”.

“Agricoltura e ambiente due facce della stessa medaglia”

Angelo Frascarelli

Ambiente e salute. Due concetti, due drivers, come li ha definiti Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica agraria all’Università di Perugia, all’inizio del suo intervento, che si declinano proprio partendo dalla sostenibilità ambientale perché “i cittadini chiedono politiche di contrasto al cambiamento climatico e riduzione dell’impatto ambientale, si orientano verso prodotti biologici a residuo zero e/o ecofriendly, mentre le imprese sfruttano la leva ambientale per dare maggiore valore ai prodotti e piazzare sul mercato le loro specialità, oltre a innovare le tecniche produttive”.

Interessanti, a questo proposito, i dati illustrati da Frascarelli, emersi al termine di un paio di sondaggi condotti di recente tra la popolazione europea. “Dalla prima indagine, realizzata da Nielsen, è emerso che il consumatore si sente sempre più coinvolto emotivamente in ciò che consuma ed è sempre più attento alle tematiche ambientali, mentre un altro sondaggio, condotto da Eurobarometro, ha rilevato che il 94% dei consumatori europei pensa che il benessere animale sia un aspetto imprescindibile, al punto che il 60% di essi è disposto a pagare di più per acquistare prodotti che certifichino il rispetto degli standard previsti, mentre la metà dei cittadini europei acquista prodotti alimentari in funzione delle informazioni contenute in etichetta, per identificare il rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa sul benessere. Questo ci fa capire - ha insistito Frascarelli - quanto sia indispensabile allineare la produzione agroalimentare alle preferenze del consumatore attraverso nuove relazioni di filiera, nuovi concetti di agricoltura e allevamento e nuovi prodotti in linea con l’interesse del mercato, perché ambiente e agricoltura sono due facce della stessa medaglia, perché entro il 2050 la UE intende raggiungere lo status di neutralità climatica, diventando il primo continente a impatto climatico zero e perché non calarsi in una prospettiva di salvaguardia ambientale significherebbe tornare a svolgere un’attività agricola tipica di un passato che non può più tornare. Una deriva che non può nemmeno essere considerata a vantaggio, invece, di un ruolo attivo che contribuisca positivamente al raggiungimento degli obiettivi fissati, consapevoli che si deve e si può fare di più e meglio: dal 1990 al 2018 il PIL (prodotto interno lordo, ndr) della UE è cresciuto del 61% ma la riduzione dei gas serra si è fermata a un più modesto -23%, è evidente che i margini di miglioramento esistono e sono molto ampi”.

In questo contesto si inserisce il negoziato sulla nuova PAC (2021-2027) che, come ha sottolineato Frascarelli, “si suddivide in nove grandi obiettivi. Tre ambientali, tre economici e altrettanti di carattere sociale. La nuova Politica agricola europea, al centro di un dibattito che sta andando a rilento, in un quadro democratico molto vasto che coinvolge Commissione, Consiglio e Parlamento UE, non entrerà in vigore prima del 1 gennaio 2022, destinando il 2021 a una fase transitoria, mentre nel 2020 sarà varato il nuovo regime finanziario con una dotazione che dovrà però scontare una riduzione del 3,9%”.

“Il successo della fatturazione elettronica”

Rossella Orlandi

A Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate dell’Emilia Romagna, è toccato il compito di stilare il bilancio a un anno dall’entrata in vigore della fatturazione elettronica. “Prima della sua introduzione - ha sottolineato - il provvedimento aveva generato tra gli operatori molte preoccupazioni che, alla luce dei risultati ottenuti, hanno di fatto dimostrato tutta la loro infondatezza. La fatturazione elettronica si è rivelata un successo e i numeri lo confermano. Se al 30 settembre dello scorso anno i documenti veicolati al Sistema di interscambio avevano raggiunto quota 1,6 miliardi, stimiamo che al 31 dicembre 2019 (al momento di andare in stampa i conteggi definitivi non sono ancora disponibili, ndr) saranno oltre 2 miliardi; parallelamente, nei primi 9 mesi del 2019, gli operatori IVA che hanno emesso fattura elettronica sono stati 3,7 milioni, con un tasso di scarto del 2,58%, caratterizzato principalmente dalla duplicazione della fattura: le nostre analisi confermano che alla fine del 2020, questa percentuale si sarà ulteriormente ridotta. È vero - ha continuato Orlandi - la fatturazione elettronica è un adempimento, ma è altrettanto vero che la sua introduzione ne toglie altri, e l’indiscutibile valenza che la caratterizza ha anche contribuito ad aumentare il gettito spontaneo dell’IVA, aumentato di ben 2 miliardi di euro rispetto ai primi nove mesi del 2018, senza che si sia registrata una ripresa dei consumi interni. Non solo. Credo sia anche giusto ricordare con orgoglio che il nostro Paese, in Europa, è stato il primo ad aver raggiunto l’obiettivo posto dall’Agenda digitalizzata, in base alla quale la gran parte degli operatori IVA deve redigere la fattura elettronica. A questo punto, grazie allo sforzo di tutte le parti in causa, credo che auspicabilmente si potrà arrivare a una vera modernizzazione delle imprese in grado di assicurare una maggiore correttezza fiscale”.

“Le criticità della legge di Bilancio”

Gian Paolo Tosoni

Regime di esenzione per i redditi agrari, pagamento dell’IMU da parte delle società che svolgono attività agricola, inasprimento delle norme legate ai contratti d’appalto con controlli più severi per contrastare più efficacemente l’evasione dell’IVA e l’illecita somministrazione di manodopera. Sono alcuni dei temi approfonditi nel suo intervento da Gian Paolo Tosoni, fiscalista e editorialista del Sole 24 Ore. “Le criticità racchiuse nella Legge di Bilancio 2020 - ha affermato Tosoni - riguardano il regime di compensazione tra imposte che, d’ora in poi, avverrà dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi, il cui termine scade nel mese di novembre. Questo comporterà un allungamento dei tempi e una penalizzazione a carico del  contribuente che sarà obbligato ad attendere mesi prima di poter compensare quanto deve dare o avere in restituzione dal fisco. Pur in presenza di limitazioni, il meccanismo delle detrazioni continuerà a essere una voce importante, perché, analogamente allo sconto in fattura/cessione del credito, può favorire l’esecuzione di interventi di riqualificazione energetica e/o antisismica, tanto per citare un paio di esempi, permettendo al contribuente di scalare dal documento contabile la detrazione prevista e al fornitore di compensare sotto forma di credito di imposta o cedere il credito ai propri fornitori di beni e servizi”.

“Nuovo Codice della crisi di impresa, il fallimento diventa liquidazione” 

Michele Vietti

Il termine “fallimento” va in pensione. Lo prevede il nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza contenuto nel Decreto Legislativo 14/2019 emanato nel gennaio dello scorso anno. Al suo posto dovrà essere utilizzato il termine “liquidazione”. La puntualizzazione potrebbe apparire di poco conto ma, andando alla radice di questa decisione, si capisce che così non è. Un tema complesso quello affrontato da Michele Vietti, professore straordinario di Diritto commerciale presso la facoltà di Economia all’Università degli Studi Internazionali di Roma, nonché vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura nel quinquennio 2010-2014, che interessa ovviamente anche il mondo agricolo. “La materia andava giustamente rivista - ha dichiarato - ma prevedere che la riforma entri in vigore il 15 agosto 2020, come in effetti è stabilito, salvo proroghe che al momento non sono contemplate, solleva comprensibilmente qualche dubbio sull’opportunità, da parte del legislatore, di fissare una data a dir poco infelice. Detto ciò, va ricordato che la riforma del Codice della crisi di impresa si colloca all’interno di indicazioni suggerite dalla UE che intendono favorire l’emersione tempestiva della crisi aziendale laddove se ne ravvisino i pericoli perché, è il concetto di base, la tempestività permette di  trovare soluzioni, fornendo contestualmente all’imprenditore una seconda chance per il rilancio della sua azienda, esattamente come avviene nei Paesi anglosassoni. Ma, a mio avviso, in questa riforma esistono alcuni aspetti che devono essere più inquadrati in una sorta di controriforma perché la sua stesura tende a spostare il fulcro verso una gestione più pubblica e meno privatistica, come se la priorità del legislatore sia stata quella di non vedere più nell’imprenditore un professionista che entra sul mercato, corre un rischio imprenditoriale, fa profitto, ma bensì come colui che deve organizzare la sua azienda in funzione di una crisi comunque sempre in agguato. Mi chiedo: possiamo ritenere questo atteggiamento un reale rischio imprenditoriale? È rassicurante una prospettiva di questo genere?”

Il nuovo Codice prevede comunque una procedura assistita di allerta e di composizione della crisi che si sviluppa attraverso una serie di indici, elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e in attesa, al momento, di essere recepiti dal Ministero dello Sviluppo economico. “L’elenco prevede l’indice relativo al patrimonio netto negativo al di sotto del minimo legale - ha spiegato ancora Vietti - il DSCR (Debt service coverage ratio), indicatore finalizzato a misurare la sostenibilità finanziaria del debito aziendale; l’indice di sostenibilità degli oneri finanziari; l’indice di adeguatezza patrimoniale; l’indice di ritorno liquido dell’attivo; l’indice di liquidità e l’indice di indebitamento tributario. Le società agricole hanno inoltre a disposizione il cosiddetto concordato minore che prevede alcune agevolazioni. Il mio auspicio è che si proceda applicando alla riforma qualche aggiustamento, ma soprattutto che si cambi la data della sua entrata in vigore”.

“Disciplina penale tributaria, modifiche rilevanti ma affastellate”

Maurizio Leo

“Nonostante nel Decreto Fiscale 124/2019 il legislatore abbia apportato alla disciplina del penale tributario modifiche particolarmente rilevanti, quello che manca è un filo conduttore che di fatto lascia spazio a una miscellanea di norme affastellate”. Così Maurizio Leo, docente presso la Scuola nazionale dell’Amministrazione, Presidenza del Consiglio dei Ministri e editorialista de Il Sole 24 Ore, all’inizio del suo intervento nel corso del quale ha illustrato gli aspetti più salienti legati all’inasprimento delle sanzioni penali per i reati fiscali “rispetto ai quali - ha dichiarato - il legislatore è intervenuto pesantemente soprattutto sulle frodi, aggiungendo all’aggravio delle pene due misure più incisive: la custodia cautelare e le intercettazioni. In pratica, relativamente alla frode derivante dalla dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, se la cifra non supera i 100.000 euro fittizi la reclusione varia da 1 anno e 6 mesi a 6 anni, mentre se si superano i 100mila euro la reclusione può variare da 4 a 8 anni. Relativamente all’infedele e/o omessa dichiarazione, la soglia di imposte evase è stata abbassata a 100.000 euro, rispetto ai 150.000 introdotti nel provvedimento del 2015, e parallelamente il tetto è sceso a 2 milioni di euro dai 3 precedenti”. Non meno accidentato è il tema legato all’ACE (Aiuto alla crescita economica) che, come ha spiegato Leo, “nel 2019 ha conosciuto ben 3 modifiche. Nel 2018 siamo partiti con l’ACE che poi l’anno successivo si è trasformata in una mini IRES molto complicata, a sua volta modificata in una forma semplificata approdata oggi di nuovo all’ACE. Cancellati super e iper ammortamento, sostituiti con i crediti di imposta a cui possono ricorrere anche le imprese agricole e i regimi dei contribuenti forfettari. In pratica, a tutti gli investimenti e ai nuovi beni strumentali acquistati nel periodo 1/1/2020-31/12/2020, si applicherà il 6% entro il limite di 2 milioni di euro, mentre prima il limite era fissato a 2,5 milioni. Peraltro, qualora l’ordine di acquisto venisse fatto verso la fine dell’anno in corso, con il versamento di un acconto del 20% e la consegna effettuata entro giugno 2021, si potrà tranquillamente usufruire dell’ACE. Purtroppo il sistema tributario italiano attuale è sempre più caotico - ha concluso Leo - e personalmente non so se si potrà andare avanti all’infinito in questo modo. Di semplificazione si parla ormai da decenni. Ma le parole, malauguratamente, sono sempre rimaste lettera morta”.

“I contratti per l’impresa agricola”, il libro che non c’era oggi è una realtà

copertina libro fronte

Il libro che non c’era. Uno strumento indispensabile oggi in vendita in tutte le librerie giuridiche d’Italia. Stiamo parlando de “I contratti per l’impresa agricola” scritto da Stefania Avoni, avvocato e Guido Bianchi, fiscalista, il primo libro edito da ConsulenzaAgricola.it.

Un’opera di 880 pagine con oltre 30 formule contrattuali sviscerate a 360 gradi, che si sviluppa attraverso la presentazione e l’analisi dei vari tipi di contratto, per accompagnare il lettore nella comprensione delle procedure e nella scelta di quello più idoneo alle specifiche esigenze della sua impresa. Il punto di forza del volume è rappresentato dai formulari, preziosi schemi nati dalla preparazione e dalla pluriennale esperienza degli autori, in grado di guidare ogni passaggio relativo alla redazione del contratto.

“Con questa pubblicazione, presentata in occasione del convegno sulle Novità Economico-Fiscali del 2020 svoltosi il 18 dicembre scorso - afferma Luciano Mattarelli, ad di ConsulenzaAgricola.it - abbiamo portato a compimento un progetto iniziato non più tardi di un anno fa, con l’uscita del primo numero della rivista ConsulenzaAgricola. Un progetto in crescita, che ha in serbo altre iniziative e che colloca nella realizzazione de “I contratti per l’impresa agricola” uno dei suoi aspetti più importanti, perché risponde compiutamente alle esigenze degli addetti ai lavori che da oggi possono contare su un’opera unica, finora assente nel panorama editoriale della contrattualistica agricola. Posso affermare con orgoglio che il 2019 per la nostra Società si è chiuso con la consapevolezza di aver fornito al comparto agricolo informazioni e strumenti adeguati per favorire quel processo evolutivo indispensabile alla competizione globale. ConsulenzaAgricola.it ha un’ambizione: quella di fare anche cultura. Abbiamo saputo dimostrare che business e cultura possono coesistere percorrendo la medesima strada”.

 

Anna Mossini

 

 


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