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L’andamento dei consumi e le incertezze dovute ai possibili dazi che saranno imposti dagli Stati Uniti impongono alle imprese vinicole di valutare tutti i possibili mercati, compreso quello crescente dei vini dealcolati. Nonostante due decreti firmati dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida (dicembre 2024 e maggio 2025), il quadro normativo resta incompleto, frenando gli investimenti delle imprese.
Dopo anni di pressioni, a fine 2023 il MASAF ha autorizzato la produzione nazionale, finora possibile solo all’estero. Il primo decreto, tuttavia, escludeva la possibilità di produrre spumanti dealcolati negli stessi impianti dei vini tradizionali, imponendo rigide separazioni.
Un recente aggiornamento ha risolto questo punto, consentendo l’uso degli stessi stabilimenti con semplice notifica all’ICQRF. Ma resta il nodo fiscale: la nuova disciplina accise entrerà in vigore solo dal 1° gennaio 2026, riservando nel frattempo la produzione alle sole distillerie già autorizzate.
Si spera, ma non vi sono certezza, che nel prossimo “Decreto Fiscalità” sia inserita una norma ad hoc.
L’Unione Italiana Vini ha chiesto una norma transitoria per evitare disparità e rilanciare un settore in attesa di ripartenza.