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Dato il presunto scarso appeal emerso finora sull’adesione al concordato preventivo biennale, è stata avanzata una proposta in Parlamento per una nuova sanatoria riservata a chi vi aderirà. L’iniziativa, inserita in un emendamento del presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), prevede uno “scudo” per le annualità 2019-2023 per chi opterà per il concordato nel biennio 2025-2026, e la possibilità di regolarizzare il 2023 anche per chi ha già aderito alla versione 2024-2025. Il meccanismo ricalca quello dello scorso anno, con imposta sostitutiva proporzionata all’affidabilità fiscale (dal 10% al 15%) e una soglia minima di 1.000 euro. La prima o unica rata dovrà essere versata entro il 31 marzo 2026. La misura punta a incentivare le adesioni tra i 2,2 milioni di soggetti ISA ancora fuori. Come ormai accade con troppa disinvoltura, si rileva un intervento della politica su un adempimento che riguarda milioni di contribuenti, ai quali si aggiungono i professionisti che li assistono, alle prese con le scadenze stringenti degli obblighi dichiarativi. Tali proposte a favore dei contribuenti - anche se viste con favore (per lo meno dai diretti interessati) - in un Paese normale dovrebbero però, quantomeno, essere attuate prima dell’inizio della campagna redditi.
Si segnala inoltre che non mancano le critiche dei sindacati e delle opposizioni che vedono in questa proposta un condono mascherato ed una forma di propaganda elettorale.
Luciano Mattarelli