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“Novità Economico-Fiscali 2020” - Intervista ad Angelo Frascarelli

Sostenibilità, salute, innovazione: queste le tre strade per l’agricoltura di domani secondo Angelo Frascarelli, docente di Economia agraria e agroalimentare all’Università di Perugia, che insieme ad altri illustri relatori parteciperà al prossimo convegno sulle Novità Economico-Fiscali 2020 organizzato da ConsulenzaAgricola.it. “Il mercato chiede un’agricoltura più sostenibile - afferma - e il settore deve cogliere questo orientamento come un’opportunità”.

 

Forlì, 18 novembre 2018 - Sono numerose le sfide che il mondo agricolo e agrozootecnico hanno di fronte e per affrontarle, e possibilmente vincerle, occorre sempre maggiore professionalità, grande capacità di innovazione, non solo tecnologica, visione su un orizzonte che può apparire lontano ma che in realtà è molto vicino.

Anche di questo si parlerà al prossimo Convegno sulle Novità Economico-Fiscali 2020 organizzato da ConsulenzaAgricola.it, in calendario al Palacongressi di Rimini il 18 dicembre 2019 a partire dalle ore 8.30. Tra i nomi di spicco che comporranno il parterre dei relatori non mancherà quello di Angelo Frascarelli, docente di Economia e politica agraria e agroalimentare all’Università di Perugia.

Professor Frascarelli, quali sono i grandi cambiamenti che stanno caratterizzando il mondo agricolo e zootecnico italiani e cosa ci aspetta dietro l’angolo?

“Condenserei la risposta in tre parole chiave: sostenibilità, salute e innovazione. Le imprese agroalimentari avranno successo se sapranno seguire contemporaneamente queste tre direzioni”.

Qual è la sua idea di innovazione tesa a migliorare l’ambiente?

Produttività e sostenibilità, competitività e ambiente sono concetti che devono andare insieme. Chi li mette in contrapposizione tra loro non è realista. Per accrescere la produttività e la competitività in agricoltura, è necessario innanzitutto un uso più efficiente delle risorse che favorisca una riduzione dei consumi idrici ed energetici, ma è indispensabile anche un minor utilizzo di fertilizzanti, soprattutto se a base di fosforo e azoto, e di pesticidi. L’incremento della produzione agricola e della sua sostenibilità saranno realizzabili solo con un ingente sforzo di ricerca e innovazione a tutti i livelli da trasferire agli agricoltori”.

L’attualità dei temi ambientali mette spesso sul banco degli imputati il mondo agrozootecnico. Qual è a suo giudizio la leva necessaria per fornire al mercato/opinione pubblica un’informazione corretta e reale?

“Il giudizio dei cittadini-consumatori è frutto di un mix di informazione e sensibilità politica. È vero, l’informazione fuorviante esiste, ma l’elemento fondamentale è la sensibilità politica. Da decenni sappiamo che la plastica è un problema, ma non è cambiato nulla fino a un anno fa, quando nell’opinione pubblica è esplosa una sensibilità diffusa al punto che oggi il cittadino-consumatore chiede con sempre maggiore convinzione un’agricoltura più sostenibile. Si tratta di un orientamento che va accettato e sfruttato come un’opportunità”.

La comunicazione fuorviante è una prerogativa solo italiana o si registra anche a livello europeo nei confronti del settore primario?

“A livello europeo e mondiale molto più che in Italia. Comunque non parlerei di comunicazione fuorviante, ma di una mutata percezione da parte dei cittadini-consumatori. La preoccupazione legata all’utilizzo degli agrofarmaci è frutto del cambiamento di questa percezione. Fuorviante? Forse sì, ma la sostanza non cambia. Il consumatore e il cittadino vogliono un’agricoltura che utilizzi meno agrofarmaci”.

Perché a suo giudizio nel nostro Paese l’interprofessione nel mondo agrozootecnico è una strada tanto difficile da percorrere? Pensa sia l’unica in grado di garantire ai produttori una giusta valorizzazione delle produzioni e un’equa redditività?

“L’interprofessione nel mondo agrozootecnico è uno strumento che può aiutare le relazioni di filiera. Uno strumento auspicabile, ma che deve essere anticipato da una filiera orientata al valore delle produzioni: adeguamento alla domanda, programmazione dell’offerta, comunicazione, filiere più organizzate capaci di seguire, anzi anticipare, le tendenze del mercato con relazioni stabili tra tutti gli anelli che le compongono. Inutile parlare di strumenti come l’interprofessione se prima non si guarda al consumatore”.

Sui dazi americani si stanno un po’ spegnendo i riflettori. Rispetto alle stime iniziali sugli effetti negativi previsti, le cifre si stanno ridimensionando. Come crede evolverà la situazione? Ogni comparto interessato si sta muovendo in autonomia o si lavora a un gioco di squadra che potrebbe essere più proficuo?

“Sì, è vero, le stime sugli effetti negativi si stanno ridimensionando. I comparti si muovono inevitabilmente in autonomia perché hanno interessi discordanti. Ad esempio, il settore dei formaggi italiani subisce i dazi americani, mentre quello del vino si avvantaggia delle imposte volute dall'amministrazione Trump che colpiranno, invece, il medesimo prodotto francese. La situazione è destinata ad appianarsi perché la UE e gli USA hanno vantaggi reciproci per trovare una soluzione”.

 


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