Il giudice tributario non può annullare un accertamento analitico-induttivo con cui l’Amministrazione finanziaria abbia ricostruito indirettamente i ricavi di un esercizio di ristorazione valorizzando, quale indicatore oggettivo, il consumo di tovaglioli (sia in carta che in stoffa), secondo il c.d. “tovagliometro”, senza procedere ad una valutazione complessiva degli elementi presuntivi posti a fondamento dell’atto. Tali elementi comprendono, tra l’altro, l’acquisto di materie prime in quantità irrisorie e incongruenti rispetto ai coperti dichiarati, l’emissione estremamente ridotta di documenti fiscali in periodi notoriamente caratterizzati da elevata affluenza di clientela, nonché un numero di pasti mediamente serviti nei giorni di punta non coerente con la capienza della struttura.