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La Rivista | nº 01 Gennaio 2019


Anche l'agricoltura deve essere smart

del prof. Angelo Frascarelli, docente di politica agroalimentare

Oggi il termine “smart” è divenuto di uso comune, ma non sempre ne sappiamo associare il reale significato al contesto. Questo termine anglosassone ci appare immediatamente familiare se parliamo di smartphone o di tecnologia e ci fa comprendere che va quindi associato al concetto di rapido, veloce, intelligente, sveglio o furbo.

Essere “smart” non è un concetto riservato solo alla tecnologia, ma ben interpreta il futuro prossimo dell’agricoltura.

Ci sono dei cicli storici ed economici che hanno caratterizzato il mondo dell’agricoltura. Si è passati dalla riforma agraria del dopoguerra, alla rivoluzione verde degli anni del miracolo economico italiano (1960-1980), all’agricoltura di qualità e multifunzionale degli anni 1990/2000, all’agricoltura sostenibile dell’ultimo decennio. Ora siamo nell’epoca dell’agricoltura smart.

Ma l’agricoltura, che da sempre è legata alle stagioni, ai cicli biologici ed alle incognite dei fattori climatici e alle tipicità del territorio, può essere smart?

La risposta è senz’altro affermativa e ce lo conferma anche l’orientamento della Commissione europea che per il futuro della Politica Agricola Comunitaria dal titolo “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, intende agevolare proprio l’agricoltura smart.

L’intento della Commissione è quello di promuovere quell’agricoltura in grado di sapersi adattare alle mutevoli condizioni climatiche (siccità, gelate, fenomeni temporaleschi estremi,ecc.), alla diffusione di nuovi insetti o elementi patogeni ed alla mutevole domanda di materia prima che l’incremento demografico tenderà sempre più a condizionare.

Pertanto, è fondamentale coltivare contenendo i consumi idrici, adattando le proprie strutture e ricercando le cultivar più idonee al fine di ottenere produzioni di qualità, con il minor impatto ambientale possibile e minori consumi per lavorazioni del terreno e manodopera.

Sarà di fondamentale importanza avere ed offrire informazioni sempre tempestive ed aggiornate. Le mappe del suolo, le tecnologie satellitari, le previsioni climatiche e fito patologiche guideranno gli interventi dell’imprenditore. Ma anche informazioni al consumatore sulla provenienza dei prodotti, sulle tecniche di produzione, sul benessere animale, sugli input utilizzati.

Anche le macchine agricole saranno smart, in quanto dotate di tecnologie di precisione e digitali. Sensori e droni saranno fondamentali per la gestione delle coltivazioni ancor più degli attuali mezzi agro meccanici.

Serviranno figure professionali altamente formate, in grado di gestire e saper interpretare le informazioni, al fine di definire le strategie di intervento con il contemporaneo obiettivo di aumentare la quantità e la qualità delle produzioni, garantendone comunque la sostenibilità ambientale.

L’imprenditore si avvarrà sempre più di esperti e consulenti, capaci di coniugare tecnologia e ricerca, che lo affiancheranno nella gestione dell’azienda al fine di ottenere standard qualitativi di altissimo livello.

Anche il consumatore, sempre più condizionato da mode o stili di vita, che ne mutano anche le abitudini alimentari, beneficerà di questo nuovo modo di concepire l’agricoltura.

Oggi il concetto del cibo non è lo stesso di vent’anni fa. Al cibo è strettamente collegata l’idea di salute. Infatti, nell’opinione comune, il “benessere” o lo “star bene”, poggia su un’alimentazione “naturale”, sana, sicura e controllata ma a prezzi accessibili.

Anche questo aspetto è stato recepito nella politica agricola comune che mira appunto a sostenere e promuovere quell’agricoltura volta alla tutela dell’ambiente e del clima e capace di adattarsi ad un clima che cambia, svincolandosi dall’uso di sostanze pericolo se riducendo il consumo delle risorse idriche ed energetiche. La sfida che la PAC 2021/2027 dal titolo “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” è appunto incentrata su un’agricoltura intelligente che sappia implementare il cambiamento.


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