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Mentre in Germania la peste non si ferma, raggiungendo il numero di 2.666 denunce nei cinghiali, da noi gli ultimi risultati della lotta alla PSA fanno ben sperare: nel reatino (Lazio) la circolazione del virus è assente, la Sardegna si avvia ad un via libera sul mercato di carne suina e la zona infetta piemontese e ligure è sostanzialmente stabile, con poche segnalazioni negli ultimi giorni. Tuttavia, non va abbassata la guardia, perché troppi sono i segnali di allarme mondiale.
Con un’apposita Decisione Comunitaria, la Commissione europea ha modificato un allegato al Regolamento di esecuzione (UE) 2021/605, sopprimendo le zone di restrizione nella provincia di Rieti, seconda zona infetta dopo quella di Ovada in Piemonte. Questa Decisione fa ben sperare sul progetto di poter limitare i danni di questa malattia nel nostro Paese, sempreché non si abbassi la guardia e si segua l’esempio dell’ultimo sforzo compiuto dalla Regione Sardegna, che sta uscendo dal tunnel ultradecennale di questo virus che ha penalizzato per anni l’economia di quell’isola.
Attualmente, la Peste Suina Africana è presente in ampie zone del nostro Pianeta. Le aree più colpite sono quelle dell’Africa centro-meridionale, Sudafrica in primis, tutta la fascia dei paesi che vanno dall’oriente della Cina fino all’Indonesia ed alle Filippine passando per il Vietnam e la Corea del Sud, e gran parte dell’Europa centro-orientale, dalla Russia centrale al confine con la Cina. Quest’ultima vastissima area geografica, insieme a quella cinese, soprattutto, fa parte delle due zone più pericolose dell’emisfero nord del pianeta perché rappresentano delle vere a proprie bombe biologiche dalle quali il virus può essere trasferito in altre parti del Globo.