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La tassa sui rifiuti rappresenta una problematica di sempre maggiore importanza per gli agricoltori, anche alla luce del fatto che nel settore si è diffuso l’errato convincimento secondo cui l’agricoltura non sarebbe assoggettata ad alcuna imposizione.
Si tratta di vere e proprie illazioni che non trovano alcun fondamento nella normativa e sono frutto di un modo di operare che ha visto lo stratificarsi di “consuetudini” del tutto nocive per un settore che, per troppo tempo, è stato governato dalla logica del “non detto”, fondata sul presupposto che il “non parlarne di un problema” sarebbe stato il metodo più efficace per risolverlo, poiché se nessuno evidenzia il problema il problema non esiste.
Ebbene, una siffatta logica è difficile da comprendere, soprattutto per un avvocato abituato a considerare gli usi e le consuetudini quale ultima fonte del diritto applicabili solo se non esistono leggi e regolamenti che disciplinano il settore.
Purtroppo, però, il nostro settore è ancora governato da una siffatta logica che, a parere di chi scrive, è necessario superare a stretto giro poiché, se da un lato è verosimile che “l’agricoltura è proliferata grazie ad una disciplina non sempre chiara”, d’altro canto è evidente che detta locuzione non è adatta all’attuale periodo storico in cui, al cospetto di un settore in forte crescita, si registra un altrettanto importante intensificazione dei controlli sulle aziende agricole.
La tassa sui rifiuti rappresenta in maniera chiara ed inequivocabile come un comportamento, stratificato nel tempo e governato dalla regola del “non detto”, possa poi, in sede di accertamento, trasformarsi in una problematica difficilmente gestibile se non con esborsi che possono arrivare a decine di migliaia di euro.