La suinicoltura è nel vicolo cieco della Peste Suina Africana

di Giancarlo Belluzzi, medico veterinario

Al momento pare non ci sia una via d’uscita. Per questo gli allevatori manifestano disperazione e senso di abbandono di fronte alla minaccia incombente della PSA. Qualcuno spera in un “miracolo europeo” dei nuovi eletti in EU, che trovino il modo di impostare diverse ed innovative politiche agricole che consentano alla suinicoltura di affrontare la lotta al male peggiore di oggi, la Peste che torna a falcidiare anche buona parte dell’Europa.

La Peste suina permane minacciosa in tutta l’Europa medio-orientale (Figura 1.). Solo nella prima settimana di giugno, la Polonia e la Germania hanno denunciato 6 nuovi focolai di PSA in una settimana, seguiti da molti altri nell’est Europa. La Germania, paese efficiente nell’eradicazione della malattia, è al nono caso di infezione in un allevamento di suini allevati.

Dunque il comparto suinicolo, già alle prese coi grandi proclami del Green Deal è minacciato dalla peggior malattia di questi anni, la Peste Suina Africana, che ha iniziato da più di un decennio a colpire l’Europa, a partire dal fronte est del continente, dove continua ancora a persistere. In Italia, dopo il primo caso di PSA (7 gennaio 2022), il fronte della malattia si è diffuso a macchia d’olio dal versante piemontese e ligure raggiungendo il cuore della zootecnia padana, minacciando di distruggere inesorabilmente il nostro export di prestigiosi prodotti della nostra salumeria.

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