Si avvicina la vendemmia con non poche preoccupazioni. Le richieste del settore e le concessioni.

di Giordano Zinzani, enologo, esperto di legislazione vitivinicola

Dopo un raccolto della vendemmia 2023 quantitativamente molto scarso, non solo in Italia (quando questa diminuzione poteva far pensare che tanti problemi di mercato potessero esseri superati) fra poche settimane saremo nuovamente in vendemmia e riemergono, invece, molti allarmi a causa di consumi che stentano a riprendersi, rispetto ai volumi raggiunti negli scorsi anni e anche in coincidenza con un cambio di abitudini di consumo del vino.

Andamento mercato e prospettive

Alcuni titoli delle riviste specializzate on line o cartacei apparsi nella prima decade di luglio[1], aventi ad oggetto il consumo di vino, sia in Italia che per l’esportazione, sono abbastanza preoccupanti:

  • “In Italia nei primi 6 mesi 2024 giù i volumi di vino venduto in GDO (Grande Distribuzione Organizzata), tornano a crescere solo gli spumanti”;
  • “Vino italiano negli Usa, la ripresa non c'è: perdono (quasi) tutti. Cala anche il settore premium”;
  • “Negli Stati Uniti i consumi di vino non ripartono: -8% nei primi 5 mesi, -6% per l’Italia. Il Belpaese si salva (per ora) grazie alle bollicine low cost.” (Fonte Gambero Rosso);
  • Il Giappone ha ridotto le sue importazioni di vino del 10% nel primo trimestre del 2024, nonostante la significativa crescita del bag in box.”
  • “La Cina registra (finalmente) un aumento del volume di vino importato nel primo trimestre 2024.
    Nel primo trimestre 2024 segnali positivi (in volume) per l’export in Cina, giù il Giappone. Pechino ha importato il 3,6% in più, per quasi 60 milioni di litri, marzo fa sperare in una ripresa in valore. Tokyo, import a -10%”.

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