I dubbi italiani sulla produzione dei vini dealcolati e gli ultimi aggiornamenti per le indicazioni nutrizionali

di Giordano Zinzani, enologo, esperto di legislazione vitivinicola

Della produzione di vini dealcolati o parzialmente dealcolati in Italia se ne parla solamente; questa nuova tipologia di vini può piacere o meno, può avere successo commercialo o no, ancora non è certo, ma mentre negli altri Paesi UE, in special modo Germania, Spagna e Francia la produzione sta aumentando in Italia non è ancora possibile effettuarla.

Come noto, il MASAF - ICQRF alcuni mesi fa scriveva nel Vademecum vendemmiale - Campagna vitivinicola 2024/2025: “si fa presente che sono in corso i lavori coordinati dai competenti Uffici del MASAF per fornire istruzioni circa le modalità di produzione, detenzione ed etichettatura dei vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati.

Precedentemente era circolata una bozza di Decreto[1], dove si prospettava che: “Il processo di dealcolizzazione può avvenire esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol. Fino alla realizzazione di una specifica funzionalità telematica, le singole lavorazioni sono preventivamente comunicate, entro il quinto giorno antecedente alla loro effettuazione, mediante PEC, agli uffici territoriali dell’ICQRF e dell’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), secondo competenza”.

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