Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge Delega al Governo per dare attuazione alla riforma fiscale. Tale riforma è stata da più parti invocata e, anche il precedente Governo Draghi, nella persona del Ministro dell’Economia Franco, ne aveva avviato l’iter, poi arenato per le note vicende.
Si tratta di una un’esigenza segnalata da anni, sollecitata anche dalla UE, visto il caotico sistema fiscale del nostro Paese, troppo spesso caratterizzato dalla sovrapposizione di normative che mostrano, nella pratica, disallineamenti che generano caos e minano la certezza del diritto.
Non a caso, uno degli aspetti della riforma è il riassetto delle disposizioni del diritto tributario, le quali dovranno essere raccolte in nuovi Testi Unici per tipologia d’imposta.
L’intento della riforma è, quindi, anche quello di aumentare l’efficienza dell’impianto tributario attraverso una semplificazione ed una razionalizzazione dello stesso. Altro elemento a cui, da anni, si chiede di intervenire è la riduzione del carico fiscale che non potrà avvenire se, contestualmente, non si opererà in maniera più incisiva sul contrasto all’evasione e alla riduzione dei costi della spesa pubblica.
Il Disegno di Legge impegna e delega il Governo ad emanare uno o più decreti legislativi attuativi della riforma entro i prossimi 24 mesi. Ora, per procedere, serve però il passaggio parlamentare, anche se, sulla carta, non dovrebbe trovare particolari impedimenti.
La possibile nuova IRPEF
La riduzione della pressione fiscale passerà dalla graduale riduzione del numero delle aliquote, che si prevede di portare, già dal 2024, da quattro a tre. Tra gli obiettivi annunciati vi è quello di pervenire nel tempo ad una sorta di flat tax per tutti, tuttavia si ritiene che tale obiettivo si più una “bandiera” voluta da una parte delle forze di Governo più che di una reale ipotesi. Tra l’altro, la sua eventuale attuazione dovrebbe vedere anche l’allineamento della Costituzione che, attualmente, prevede la progressività della tassazione[1]. Per ora la flat tax indicata nel documento è molto simile a quella incrementale prevista in via sperimentale dalla Legge di Bilancio 2023.
I principi indicati nel documento approvato prevedono che l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) abbia le seguenti caratteristiche:
- una fascia di esenzione per i redditi ed un carico impositivo IRPEF comune, indipendentemente dalla natura del reddito prodotto, equiparando in via prioritaria i redditi da lavoro dipendente e pensione;
- la possibilità di dedurre dal reddito di lavoro dipendente e da quello assimilato le spese sostenute per la produzione dello stesso;
- la possibilità di dedurre i contributi previdenziali obbligatori per il reddito dal relativo reddito di riferimento e l’eventuale eccedenza dal reddito complessivo;
- l’introduzione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, e delle relative addizionali, agevolata ed applicabile sulla differenza del reddito del periodo d’imposta e il maggiore dei tre anni precedenti, con la possibilità di fissare un limite a detta agevolazione e, nel caso di lavoro dipendente, che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello precedente.
Come abbiamo indicato anche nella nostra precedente circolare 206 del 17 marzo 2023, anche per la tassazione dei redditi fondiari vi saranno delle novità, specie per venire incontro alla necessità di allineare la tassazione anche a quelle attività di coltivazione senza terra o per regolare quelle attività che possono contribuire al miglioramento del clima e dell’ambiente (per un approfondimento si rimanda alla predetta circolare).
Il Governo potrà poi valutare l’estensione della cedolare secca anche alle locazioni di immobili diversi da quelli abitativi.
Per i redditi di natura finanziaria viene proposta un’armonizzazione della disciplina, prevedendo un’unica categoria reddituale. Tra le tante novità per questa tipologia di redditi, è anche prevista l’applicazione di una tassazione forfettaria, tramite un’imposta sostitutiva, applicata sul reddito complessivo per anno solare ottenuto dalla somma algebrica dei redditi finanziari postivi e negativi, con possibilità di portare le eccedenze negative negli anni successivi.
Per i redditi di lavoro autonomo, si punta ad attrarre in tale categoria reddituale tutte le somme ed i valori in genere, a qualunque titolo conseguiti nel periodo in relazione all’attività svolta, con possibilità di escludere le somme percepite a titolo di rimborso delle spese sostenute e addebitate al cliente. Anche per questa categoria reddituale si punterà ad armonizzare la deducibilità dei costi e le aliquote delle ritenute.
Per i redditi d’impresa potrà essere introdotto un regime opzionale di tassazione per le imprese in contabilità ordinaria, che favorisca la tendenziale neutralità tra i diversi sistemi di tassazione. Ciò potrà avvenire attraverso l’assoggettamento del reddito ad un’imposta con aliquota proporzionale allineata a quella ordinaria IRES. In tal caso, gli utili prelevati dall’imprenditore e quelli distribuiti ai soci, fino alla concorrenza delle somme assoggettate a tale imposta proporzionale, prevedono lo scomputo di quest’ultima dall’imposta personale.
Infine, novità anche per i redditi diversi:
- nella cessione a titolo oneroso di aree edificabili, qualora le stesse fossero pervenute tramite donazione, si assume come prezzo di acquisto quello sostenuto dal donante;
- l’imposta sostitutiva per affrancare il valore dei terreni e delle partecipazioni potrà essere differenziata a seconda del periodo di possesso del bene;
- revisione per la disciplina delle plusvalenze realizzate da collezionisti, al di fuori dell’attività di impresa, e di quelle derivanti da opere dell’ingegno di carattere creativo, escludendo i casi in cui è assente l’intento speculativo, compresi i casi di beni acquistati per donazione o successione.
In ultimo, ma non meno importante, e probabilmente molto più complesso da realizzare, si prevede, nell’ambito della riforma, di rivedere e ridurre drasticamente le centinaia di detrazioni e deduzioni attualmente previste dal TUIR.
[1] Art. 53 – Costituzione: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
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