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Qualche tempo fa avevamo dato notizia dell’approvazione di un nuovo decreto sul biometano, decreto che potrà dare un importante incentivo ad un settore ancora acerbo, ma che potrebbe rivelarsi interessante per gli operatori del settore agricolo.
Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 marzo, quindi ora è definitivamente in vigore, anche se sono ancora attese le disposizioni attuative del GSE, per rendere effettivo il sistema di incentivi che distribuirà risorse per 4,7 miliardi di euro in quattro anni, per i produttori di biometano utilizzato come carburante per autotrazione.
Le misure agevolative si rivolgono all’intera filiera di produzione del carburante alternativo destinato al trasporto, compreso il settore agricolo e quello della gestione del ciclo dei rifiuti.
Le agevolazioni sono concesse ai nuovi impianti di produzione entrati in funzione dopo il 20 marzo 2018, fino al 31 dicembre 2022. Possono tuttavia accedere al regime di sostegno anche gli impianti preesistenti di produzione e utilizzazione di biogas, purché convertiti alla produzione di biometano dopo l’entrata in vigore del decreto. Gli aiuti sono concessi fino ad un limite massimo di produzione annua pari a 1,1 miliardi di metri cubi.
Per poter accedere alle agevolazioni, occorrerà preventivamente ottenere il riconoscimento dell’impianto da parte del GSE entro un anno dalla sua entrata in funzione, oppure entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto per gli impianti preesistenti. Sulla domanda dell’imprenditore, il Gestore dovrà pronunciarsi entro 120 giorni dalla sua presentazione.
Per sostenere la filiera del biometano, due sono le misure introdotte dal Governo. La prima riprende il vecchio meccanismo incentivante, utilizzando i CIC (Certificati di Immissione in Consumo), riconosciuti dal GSE al solo produttore per le cessioni nel mercato dell’autotrazione. Un CIC vale 10 Gcal immesse al consumo, che scendono a 5 Gcal nel caso in cui oggetto di cessione, al GSE o al mercato privato, sia “biometano avanzato” (ossia prodotto da alghe, rifiuti, scarti o sottoprodotti).
Oltre ai proventi delle cessioni, i produttori potranno valorizzare i CIC ottenuti, vendendoli al GSE per un valore stabilito di 375 euro.
Un altro profilo da non sottovalutare è quello fiscale, in particolare per il biometano prodotto da imprenditori agricoli: se ottenuto nel rispetto del principio della prevalenza, tale attività di produzione può essere ricompresa tra le attività connesse di cui all’art. 2135 c.c.. Pertanto, ai sensi dell’art. 32 del TUIR, i proventi derivanti dalle cessioni di biometano possono essere ricondotti all’interno del reddito agrario.
Concludendo, occorre seguire con grande attenzione gli sviluppi di questa materia, che potrebbe essere foriera di opportunità per gli imprenditori agricoli.