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Siamo ancora in piena pandemia, lo stato emergenziale non sembra attenuarsi e le scadenze incombono inesorabili.
Il 31 marzo 2020 terminerà infatti il così detto regime transitorio che ha permesso alle aziende di rinnovare e prorogare i contratti a tempo determinato senza sottostare alle disposizioni (molto stringenti) previste dal Decreto Dignità.
Ritengo opportuno ricordare cosa prevede questo regime transitorio, dal quale sono esclusi i rapporti di lavoro tra datori di lavoro agricoli e lavoratori a tempo determinato (OTD). Questo semplicemente perché gli operai agricoli sono, per norma di legge, esonerati dall’applicazione della normativa sul tempo determinato e i vincoli ad essa associati.
Durante il regime transitorio le aziende non agricole sono state oggettivamente aiutate dalla semplificazione che tale periodo ha indotto nella gestione dei lavoratori assunti con contratto a termine.
Infatti, i datori di lavoro hanno potuto beneficiare:
E dal 1° di aprile cosa succederà senza un intervento del legislatore?
Le aziende si troveranno inevitabilmente a decidere se i contratti di lavoro in scadenza dovranno essere trasformati oppure inserire una delle causali (di seguito riportate) che determinerà inevitabilmente una difficile gestione dei rapporti in essere.
A questo si deve aggiungere l’incertezza che regna, oserei dire “sovrana”, tra i datori di lavoro alle prese con una situazione pandemica in continua evoluzione che non consente una facile programmazione a medio e lungo termine.
Le causali di cui sopra, previste dalla normativa, sono:
Davvero complesso poter prendere una decisione, motivo per il quale auspichiamo un puntuale intervento legislativo che permetta alle imprese di valutare soluzioni alternative, oppure di prorogare ulteriormente il regime transitorio così da lasciare alle aziende e ai loro imprenditori maggiore spazio decisionale.
Andrea Fiumi, consulente del lavoro