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“Il sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate non è pronto per affrontare questa situazione”.
“Le piccole imprese e i professionisti cesseranno l’attività”.
“L’entrata in vigore della fatturazione elettronica obbligatoria genererà il caos”.
Queste sono solo alcune delle dichiarazioni catastrofistiche che, nella seconda metà del 2018, hanno accompagnato l’introduzione del generalizzato obbligo di fatturazione elettronica come un ritornello, che spesso ha ricordato il più classico dei tormentoni estivi.
A distanza di oltre cento giorni da questo epocale stravolgimento che ha riguardato il mondo fiscale e contabile, si può tranquillamente affermare che tutti gli allarmismi, perpetrati per mesi dai vari addetti ai lavori, erano totalmente ingiustificati.
Quasi tre milioni di operatori ed oltre 350 milioni di documenti inviati, con numeri in crescita esponenziale: questi sono i dati raccolti da uno studio effettuato dopo i primi due mesi di fatturazione elettronica, studio che ha evidenziato anche percentuali di scarto inferiori al 4%. Un indicatore, quest’ultimo, che testimonia di un sistema sicuramente migliorabile, ma che ha tenuto egregiamente al suo esordio, a dispetto dell’apocalisse lungamente annunciato.
L’epopea della fatturazione elettronica, però, deve essere di grande insegnamento, sia per le imprese che per i professionisti che si sono dovuti confrontare con questa rivoluzione.
Il primo insegnamento è che nessuna sfida è impossibile. In questo caso, infatti, non pochi erano i problemi e le perplessità da cui la nuova fatturazione elettronica obbligatoria muoveva i suoi passi. Tra tanti adempimenti, scadenze e nuovi strumenti tecnologici da utilizzare, tuttavia, l’intero sistema Paese si è rimboccato le maniche e ha messo a regime quello che è un progetto pilota per l’Europa, costituendo un modello che diventerà il riferimento per l’intera UE.
Il secondo insegnamento è che il cambiamento è un elemento inevitabile della vita, sia essa personale, aziendale o professionale. Certo, i cambiamenti sono traumatici per natura e l’uscita dalla zona di comfort di una routine consolidata spesso crea, nelle persone, un momento foriero di ansie e paure.
Tuttavia, la fatturazione elettronica è stata una straordinaria opportunità per rivedere i processi interni a seguito alle rinnovate richieste dell’Agenzia e, di conseguenza, di aziende e mercato. Esigenze che, fino a ieri, professionisti e studi avevano spesso ignorato, in quanto totalmente dedicati a far fronte alle scadenze dei mille adempimenti comandati dal folto calendario fiscale.
L’introduzione della fatturazione elettronica, infatti, impone agli studi e ai professionisti di seguire la linea segnata da parte dell’Agenzia negli ultimi anni, la quale ha dato una energica spinta ad una progressiva digitalizzazione e dematerializzazione della maggior parte dei documenti contabili e dei modelli fiscali, spingendo forte quindi verso una “fiscalità digitale”.
Niente più carta, quindi, ma un rapporto sempre più stretto e simbiotico con degli strumenti tecnologici che rivoluzioneranno il modo di lavorare e di gestire dati ed informazioni che arriveranno dai clienti.
Essere operatori fiscali, quindi, non significherà più, come avveniva negli anni Sessanta, prendere carta, penna e calcolatrice e fare di conto per calcolare le imposte e fare bilanci.
Se le competenze tributarie e contabili, infatti, rimarranno un necessario prerequisito per poter svolgere con serietà il proprio lavoro, i professionisti dovranno possedere sempre più competenze informatiche e tecnologiche, fondamentali non solo per far fronte ai vari adempimenti, ma anche per la semplice gestione dei documenti e delle fatture che da gennaio sono gestite interamente in forma elettronica.
L’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria, poi, apre anche nuove opportunità di business e crea nuove figure lavorative: dagli esperti che dovranno gestire i flussi, le infrastrutture e i profili privacy del sistema della fattura elettronica, fino agli analisti dei dati che, sulla scorta delle fatture spedite nell’etere, potranno effettuare analisi di mercato, individuare i migliori fornitori, i prezzi di riferimento e fornire elementi per la determinazione di strategie commerciali tramite cui massimizzare i guadagni o ridurre le spese.
Il passaggio dal sistema analogico, che per lunghi anni ha caratterizzato il mondo fiscale, ad una prospettiva digitale, poi sta producendo anche una progressiva disintermediazione degli adempimenti e delle domande, che sempre più spesso possono essere effettuati direttamente dal contribuente.
In tal senso, si pensi alla presentazione del modello 730 precompilato o alla possibilità di ricercare una CU o una vecchia dichiarazione all’interno del proprio cassetto fiscale: tali attività, fino a qualche anno fa, erano svolte solamente dagli operatori, mentre oggi possono essere svolte da qualsiasi contribuente in poco tempo e con pochi click.
Questa tendenza, che per alcuni professionisti rappresenta un trend pericolosissimo che potrebbe portare alla perdita di introiti e di lavoro, deve invece essere vissuta come una preziosa opportunità.
Dopo lunghi anni in cui è stato richiesto agli operatori professionali di operare come meri burocrati e compilatori di domande e dichiarazioni, oggi finalmente c’è la possibilità di riportare al centro la figura del professionista, il quale avrà sempre più tempo per mettere le sue conoscenze e la sua competenza a disposizione dei clienti, per analizzare problemi e consigliare soluzioni. Insomma, per svolgere quell’attività di consulenza che qualifica professionisti e studi professionali, ma che finora troppo spesso è passata in secondo piano rispetto alla martellante sequenza di scadenze imposte dal calendario fiscale.
Chiaramente, per molti professionisti, non sarà facile affrontare questo cambiamento, che richiede esperienza e formazione, ossia due requisiti non facilmente conquistabili, se non a costo di qualche errore sulla propria pelle e di tante ore di studio e di confronto con i colleghi. Tuttavia, ritengo che tale salto di qualità rappresenti l’unico modo per ridare lustro e riqualificare una categoria spesso poco considerata, quanto per garantirne la sopravvivenza nel medio-lungo periodo, quando l’evoluzione presenterà il suo conto.
Concludendo, quindi, non resta affermare che, nonostante le indubbie difficoltà e le tensioni che ne hanno accompagnato l’introduzione, la fatturazione elettronica ha dato la possibilità di riflettere su tanti meccanismi consolidati e di ridare impulso a quel cambiamento richiesto da un mondo spesso autoreferenziale e retrivo come quello fiscale, offrendo ai professionisti nuove ed importanti chance di crescita, ma solo per chi sarà capace di cogliere le opportunità offerte dal cambiamento e non per chi, invece, si è focalizzato solo sui limiti e sulle difficoltà iniziali.