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I consumatori italiani sono sempre più interessati a conoscere informazioni relative alla qualità, all’origine e alla provenienza dei prodotti alimentari. Vi è, infatti, un bisogno diffuso e condiviso della collettività di disporre di dati chiari, trasparenti e non ingannevoli, per essere posta in condizione di effettuare acquisti in sicurezza e fiducia. Tramite una scelta consapevole, gli acquirenti possono, così, anche premiare paesi e filiere produttive rispettose dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente e della salubrità degli alimenti. Diverse normative europee e italiane riconoscono specifica tutela a tale interesse. In materia, è del 3 luglio scorso il comunicato del MIPAAF che dà notizia del via libera della Commissione Europea al Decreto che renderà obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni suine nei prodotti trasformati come salumi e prosciutti. L’obbligo in questione, in linea con l’attuazione della strategia Farm to Fork promossa dalla UE, rappresenta un ulteriore passo in avanti del nostro Paese per la trasparenza nei confronti dei consumatori, dopo gli interventi già effettuati per il pomodoro, la pasta e il riso, il latte UHT, i derivati del latte e i formaggi.
La violazione circa l’origine e la provenienza è punita con sanzione amministrativa, salvo che il fatto costituisca reato. Quest’ultima più grave ipotesi ricorre, secondo quanto disposto dall’art. 515 del Codice Penale, quando nell’ambito di un’attività commerciale viene consegnato all’acquirente un prodotto per un altro ovvero diverso per origine e/o provenienza rispetto a quanto dichiarato o pattuito. È il caso, ad esempio, di prodotti ortofrutticoli provenienti dall’estero e venduti come italiani, poiché preferiti dai consumatori, oppure di vino prodotto nel nostro Paese venduto come francese.