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Le microalghe sono organismi vegetali unicellulari acquatici la cui crescita, opportunamente favorita da sali nutritivi, luce e anidride carbonica, può essere notevolmente più rapida di quella delle piante terrestri.
Ciò rende le microalghe particolarmente idonee per l’assorbimento di CO2 atmosferica, per la produzione di biocombustibili, per la depurazione di reflui civili e agro-zootecnici e per la produzione di biomolecole.
Microalghe di varie specie vengono già prodotte a livello commerciale in vari Paesi e utilizzate per la produzione di integratori alimentari, mangimi, pigmenti, acidi grassi omega 3, biomasse per acquacoltura e per il trattamento di reflui. La coltivazione avviene in bacini, vasche, fotobioreattori e fermentatori con tecniche e volumi diversi secondo la specie coltivata e le particolari applicazioni.
Le coltivazioni all’aperto sono attualmente utilizzate solo per alcune specie adattate ad ambienti estremi (acque molto salate, acque alcaline) e in alcune localizzazioni geografiche. L’adozione di serre e coltivazioni al chiuso riduce il rischio di contaminazione, ma aumenta i costi di produzione in misura rilevante. Negli impianti al chiuso si intensifica al massimo la produzione ottenendo una maggior densità di microalghe con l’uso di fotobioreattori.
La microalga che è oggetto di maggior interesse è attualmente la “Spirulina”, la cui produzione pare abbia un variegato utilizzo, anche a scopo alimentare.
La principale caratteristica della coltivazione delle microalghe in fotobioreattore è quella di mantenere la coltura algale in un ambiente chiuso. Questo metodo di coltivazione permette di controllare in modo puntuale tutti i fattori che incidono sulla crescita delle microalghe. Un ulteriore vantaggio è quello di poter facilmente misurare i parametri di crescita in tempo reale, durante il periodo di coltivazione della Spirulina, indicatori fondamentali per monitorare lo stato della coltura algale come produttività e efficienza fotosintetica.