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La Rivista | nº 03 Marzo 2020


La "sottile" frontiera tra sottoprodotto e rifiuto nell'alimentazione di un impianto biogas - parte seconda. La valorizzazione dei sottoprodotti e la potenza dell'impianto

del prof. Alessandro Ragazzoni, docente di economia e estimo rurale

1. Valorizzazione economica dei sottoprodotti agro-alimentari

Il citato e commentato D.M. 264/2016, presentato nell’ultimo numero della Rivista, indica all’allegato 1 che i materiali trattati dalla norma sono espressamente le biomasse residuali destinate all’impiego per la produzione di biogas in impianti energetici o per la produzione di energia mediante combustione (in allegato si riportano gli estremi relativi alle categorie di sottoprodotti). Gli approfondimenti in questo lavoro riguardano soprattutto la valorizzazione economica a fini energetici delle matrici organiche per la produzione di biogas.

Ad avvalorare le indicazioni del citato D.M. si riporta una recente ed interessante sentenza. Il Consiglio di Stato (Sentenza n. 6093, pubblicata il 04/09/2019) ha definitivamente chiarito che solo i residui delle produzioni agroalimentari, sia di origine vegetale che di origine animale (SOA) possono essere conferiti, come sottoprodotti, negli impianti di biogas. La Sentenza, sulla base del principio di “precauzione”, ha riformulato la definizione di agroindustria, precedentemente considerata in modo estensivo dal TAR, in modo restrittivo, riconducendone la definizione esclusivamente a quella agroalimentare.

Da ciò ne deriva che l’utilizzo di qualsiasi sottoprodotto la cui origine non è agro-alimentare è proibito ed il digestato che deriva dal suo utilizzo è considerato rifiuto.

A tal proposito, in un’ottica di ottimizzazione dei costi di gestione e di un ulteriore miglioramento della sostenibilità ambientale di un impianto biogas, è significativo per il futuro l’incremento di impiego di matrici organiche alternative alle colture cosiddette “dedicate” (nello specifico insilati di cereali) con biomasse residue di altri processi produttivi, classificabili come “sottoprodotti”. Questo percorso è indubbiamente percorribile e da indagare approfonditamente per la presenza sul mercato di flussi di materiali organici di qualità, caratterizzati da un’elevata resa energetica.

Diventa, pertanto, determinante una corretta classificazione delle stesse matrici residuali come “sottoprodotto” da un punto di vista normativo.

Tale approccio è inserito nella direzione di privilegiare il recupero energetico di biomasse di “scarto” ottenute come produzioni “secondarie” rispetto alle principali; in altre parole, di valorizzare prima di tutto i “sottoprodotti”, in quanto ben dotati di sostanza organica ed esenti da composti indesiderati e/o inquinanti di qualunque genere.

Questa linea programmatica è conseguenza delle ultime indicazioni normative nel settore dell’energia rinnovabile da biogas, la quale non incentiva ulteriormente impianti che siano alimentati da colture dedicate.

A tal proposito, i commi dal 954 al 957 della Legge di Bilancio 2019 hanno indicato una nuova opportunità di realizzare impianti biogas alimentati prevalentemente con effluenti zootecnici.

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