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Sono trascorsi 17 anni da quando è entrato in vigore il D. Lgs. n. 228/2001, il cui titolo reca “orientamento e modernizzazione del settore agricolo”.
Per chi in quel tempo era già dedito professionalmente alla consulenza alle imprese, è ancora vivo il ricordo delle sensazioni che quell’evento portava con sé. V’era la percezione che qualcosa di veramente importante, di storico, stava concludendosi ed una nuova epoca stesse iniziando. Finalmente stava spirando un vento nuovo che spazzava via una concezione di agricoltura irreale, fondata sulla tradizione e sulla ripetizione di gesti antichi, antimoderna e fuori dal tempo.
Era, si sperava, l’inizio di un nuovo corso. E così è stato. Parlare oggi di società agricole, di riconoscimento di agevolazioni fiscali alle società, di società con la qualifica IAP, di vendita diretta di prodotti anche acquistati, di prestazioni di servizi e sussidiarietà, di allevamento intensivo di animali, di coltivazione di piante per conto terzi, di produzione di energia elettrica, significa parlare ovviamente e pacificamente di agricoltura. Prima del 2001, quasi nulla di tutto ciò veniva considerato appartenente all’agricoltura e solo alcune attività, se svolte entro certi limiti, venivano tollerate ma non ufficialmente riconosciute. Le società erano reiette, anche quelle semplici. Si facevano ugualmente ma sotto il nome di comunioni tacite. Le imprese agricole più dinamiche che volevano investire in innovazioni di processo e di prodotto, soprattutto nella trasformazione e nella valorizzazione, potevano farlo ma senza correre poiché il passo non poteva superare la media degli altri, pena l’upgrade a commercio o industria.
È proprio di quest’ultimo aspetto (valorizzazione tramite manipolazione, trasformazione e commercializzazione) che vogliamo parlare, facendo il punto a distanza di oltre tre lustri dall’inizio della riforma. Quello che tenteremo di fare è una sorta di stato dell’arte per capire come, il nuovo statuto dell’impresa agricola (art. 2135 c.c.) e il successivo adeguamento della connessa normativa tributaria, abbiano inciso nella pratica, e quali siano stati i riflessi nell’economia agricola del nostro Paese. Non intendiamo fare un bilancio socio-economico ma semplicemente un report di come il nuovo diritto è applicato in concreto.
Riteniamo utile iniziare questo studio con una sintesi del diritto vigente pre-riforma, poiché, parafrasando Tucidide, conoscere il passato serve per comprendere meglio il presente e (forse) intravvedere il futuro. Una rispolverata per i veterani, un motivo di approfondimento per gli altri.