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La Rivista | nº 07 Luglio 2020


Le sfide dell’Italia tra irresponsabilità e burocrazia

di Luciano Mattarelli, direttore responsabile

L’intera emergenza coronavirus e questa difficile fase di ripartenza stanno evidenziando un problema profondo che si annida all’interno del sistema di governo del nostro paese: la scarsa, scarsissima, propensione degli amministratori a prendere decisioni che comportino una chiara assunzione di responsabilità.

Opportunità politiche, timore di dover pagare di tasca propria le conseguenze delle proprie azioni, scarsa preparazione e scarso coraggio delle persone preposte a farlo: certo è che sono molte le cause che originano questa difficile e pericolosa situazione. Una deriva da non sottovalutare, suscettibile di creare problematiche anche molto serie nel medio periodo, ma che trova nel sistema paese un prezioso alleato dietro cui nascondersi: la burocrazia.

Facendo l’analisi etimologica del termine, burocrazia deriva dalla fusione del termine francese “bureau”, che significa ufficio, e di “kratos”, che in greco significa potere. Potere agli uffici, quindi, ma quasi sempre un ufficio diverso da quello a cui ci si sta rivolgendo: bisogna chiedere al superiore, tale processo è gestito da un altro collega, questa decisione spetta ad un altro Ente, ad un altro Ministero o a qualunque altro essere umano, purché la patata bollente passi presto in altre mani.

Il non trascurabile effetto collaterale di questo rimpallo è che qualunque professionista, imprenditore o contribuente si trovi ad interfacciarsi con chi gestisce la res publica, spesso si sente come dentro la famosa casa degli specchi, disorientato dalle figure moltiplicate e dai riflessi che ingannevoli si muovono nella penombra.

In questa fase di ripartenza, oggi forse più che mai, sarebbe necessario riuscire a semplificare il rapporto tra Stato e cittadino, ormai talmente logorato dalle difficoltà da far temere un divorzio.

Le ultime settimane sono state caratterizzate da tanti annunci, da misure straordinarie, da fondi che dovranno far ripartire l’economia italiana. La realtà dei fatti, però, racconta che non è tutto oro quello che luccica: il cosiddetto bonus vacanze è già stato ribattezzato da taluni come “malus vacanze”, tali e tanti sono gli adempimenti che sia il consumatore che l’operatore turistico devono mettere in campo per la corretta fruizione dell’agevolazione. Agevolazione che, all’atto pratico, genera lavoro, ma non produce liquidità in capo a quelle imprese del settore del turismo che ne avrebbero un grande bisogno.

Un altro “simpatico” malfunzionamento del sistema è quello relativo all’accesso ai contributi a fondo perduto erogati da ISMEA: la procedura per l’accesso ai fondi è relativamente semplice, ma per l’erogazione dell’agevolazione, l’Ente richiede ai singoli agricoltori di presentarsi fisicamente presso la propria sede per la firma ed il ritiro delle cambiali agrarie. Ormai giunti nel 2020, con i mezzi tecnologici e giuridici a nostra disposizione, richiedere ad un agricoltore, molte volte anche anziano, di Trieste o di Agrigento, di recarsi fisicamente a Roma per ottenere gli importi a lui spettanti, pare qualcosa di assurdo e sconcertante.

Prima abbiamo parlato del rapporto tra Stato e cittadino come di un rapporto in crisi, un rapporto che si fonda sulla reciproca e totale mancanza di fiducia tra le due parti. Da una parte c’è un’amministrazione statale che non si fida dei suoi cittadini, alcuni dei quali, purtroppo, hanno a più riprese dimostrato di essere sempre alla ricerca della scappatoia e del sotterfugio, al fine di perseguire il proprio tornaconto personale. Ma non tutti.

Dall’altra parte, però, i cittadini confidano sempre meno nelle istituzioni e nella politica, per l’ormai endemica incapacità di sistemare le cose o di farsi promotori di azioni concrete per il miglioramento del Paese, per l’aura di sostanziale impotenza che le amministrazioni di ogni livello e grado si sono costruiti nel tempo.

L’attuale momento storico, da questo punto di vista, offre una grande opportunità: è vero, la situazione è difficile, ma, in quanto tale, è necessariamente richiesto l’intervento di Governo, Regioni e di tutti gli altri centri di potere per provare ad uscirne.

Sono nato contadino, da oltre quarant’anni sono al fianco delle imprese agricole come professionista e conosco bene dinamiche e necessità degli imprenditori. Io stesso sono imprenditore agricolo. Per questo, mi permetto di dare qualche suggerimento.

Il primo passo è facile: lo Stato deve fidarsi degli italiani. Deve semplificare le procedure, deve fare sì che tutto sia regolamentato in maniera chiara e semplice. Da quasi cent’anni si parla di semplificazione, ma, ad oggi, nessuno si è mai mosso con decisione in tal senso. L’Italia intera si è chiusa in casa per quasi due mesi sulla base di una serie di provvedimenti basilari e di dubbio valore costituzionale, non vedo perché sia necessario complicare sempre le cose.

Lo Stato vuole mettere a disposizione dei cittadini un contributo? Perfetto. Il cittadino inoltra la sua domanda, l’organizzazione statale effettua i suoi controlli, incrociando le decine di banche dati in suo possesso, i fondi vengono erogati. Sembra un mondo utopistico, ma forse lo è meno di quanto pensiamo.

Per fare questo, non occorrono grandi riforme e nuove norme che finiscono sempre per aggiungere caos al caos: serve una riorganizzazione ragionata dei processi, serve un’accurata attività di controllo da parte dello Stato, che deve farsi garante della certezza nella gestione della cosa e, in particolare, dei soldi pubblici.

In alternativa, si potrebbe pensare di delegare tali attività di controllo a strutture esterne, come già è stato fatto in ambiti diversi con i CAAF e con i CAA, i quali provvedono ad istruire le pratiche necessarie, assumendosi la responsabilità della loro presentazione e del loro contenuto.

Un altro passaggio con cui Governo ed enti di prossimità dovrebbero confrontarsi è quello di una significativa semplificazione del sistema. Le regole che disciplinano lo svolgimento dell’attività, l’accesso ad eventuali agevolazioni o qualsiasi cosa riguardi la vita dell’azienda, non devono rendere più difficile la vita all’imprenditore, ma devono aiutarlo e guidarlo, anche al fine di consentirgli di concentrare la sua attenzione su ciò che conta davvero: il suo business.

Semplificare permetterà alle aziende di nascere e svilupparsi con maggiore facilità, permetterà loro di essere maggiormente resilienti alle avversità ed ai problemi, adattandosi al meglio alle richieste della società e del mercato. Semplificare consentirà ai professionisti di svolgere correttamente il proprio lavoro senza patemi, senza cavilli, dando loro la possibilità di affiancare gli imprenditori e supportarli nel loro percorso di crescita, senza doversi trasformare ogni volta in enigmisti alle prese con intricati labirinti e rebus normativi da risolvere.

L’economia scricchiola, la fiducia è ai minimi storici e c’è da rimettere in piedi un Paese: per farlo, occorre lavorare, occorre cambiare i paradigmi tradizionali, occorre trasformare la crisi in opportunità. Perché, come cantava De André, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.

 


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