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La Rivista | nº 09 Settembre 2019


"Testo unico della vite e del vino": una riforma non ancora completata

di Giordano Zinzani, enologo, esperto di legislazione vitivinicola

Sono passati oltre due anni e mezzo dalla emanazione della Legge 238/2016, “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 28 dicembre 2016. Nel corso di un lungo iter durato oltre tre anni, il Testo Unico della Vite e del Vino è stato incorporato nel 2014 nella Proposta di Legge n. 2236 che ha visto come primo firmatario l’On. Sani, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, e relatore l’On. Fiorio. Nel giugno 2014, un’audizione formale presso la Camera dei Deputati ha segnato l’avvio dei lavori parlamentari di discussione della proposta di Legge, cui sono seguiti gli incontri con le organizzazioni rappresentative della filiera vitivinicola che hanno contribuito suggerendo le ultime modifiche al testo di Legge.

La Legge è nata per rivedere, aggiornare e razionalizzare la complessa normativa nazionale che era vigente nel settore.

La Legge, meglio conosciuta come “Testo Unico del Vino”, è nata per rispondere all’esigenza di semplificazione burocratica, raggruppando una articolata materia in 91 articoli, introducendo numerose novità per quel che riguarda, tra l’altro, la produzione, la commercializzazione ed il sistema dei controlli nel settore vinicolo.

Non è stato un cammino facile, ma del resto era prevedibile per una Legge da applicarsi in uno dei comparti agricoli maggiormente soggetti alla complessa burocrazia italiana, che si distingue anche dagli altri Paesi UE, anch’essi chiamati ad osservare i regolamenti europei del settore. È stato comunque un risultato importante conseguito grazie al lavoro collettivo delle organizzazioni professionali e della politica, nell’ottica di semplificare la vita delle imprese e attribuire al vino il valore culturale che merita per le nostre produzioni.

La normativa europea di riferimento cui la norma italiana è ispirata è regolata principalmente dal Reg. (UE) n. 1308/2013 e dai connessi atti delegati di esecuzione che, tra l’altro, sono stati oggetto di modifiche anche nel 2019 con l’adozione dei Reg. (UE) 2019/33 e Reg. (UE) n. 2019/34, in materia di denominazioni registrate DOP ed IGP e menzioni tradizionali, nonché di etichettatura e presentazione dei prodotti vitivinicoli. I regolamenti sono entrati in vigore il 14 gennaio 2019, ed hanno abrogato e sostituito le norme contenute nel Reg. (UE) n. 607/2009 (regolamento precedente che regolamentava le DOP, le IGP, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli).

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