tr?id=945082922274138&ev=PageView&noscript=1 Presupposto dell’imposta di successione è la chiamata all’eredità e non l’accettazione

Presupposto dell’imposta di successione è la chiamata all’eredità e non l’accettazione

di Luigi Cenicola, esperto fiscale

Per la Suprema Corte (Cass. Sent. 4 luglio 2025 n. 18252) vige il principio di diritto secondo il quale In tema di imposta sulle successioni, presupposto dell'imposizione tributaria è la chiamata all'eredità e non già l'accettazione.

Ne consegue che, allorché la successione riguardi anche l'eredità devoluta al dante causa e da costui non ancora accettata, l'erede è tenuto al pagamento dell'imposta anche relativamente alla successione apertasi in precedenza, la cui delazione sia stata a lui trasmessa ai sensi dell'art. 479 c.c.”. Consegue che ai fini fiscali il presupposto impositivo dell’obbligazione in oggetto si verifica nel momento stesso della “chiamata all’eredità” e non già, come prevede la norma civilistica, a seguito della successiva accettazione da parte del chiamato medesimo. Con la sentenza citata i giudici di legittimità, ponendo rilievo alla diversità delle normative a confronto, confermano un indirizzo consolidato della giurisprudenza circa il momento in cui sorge l’obbligazione tributaria (Cass. Ord. 14 ottobre 2020, n. 22175), rilevando come, in precedenza, fosse già stato posto l’accento sul fatto che nell'ambito della disciplina tributaria in materia di successioni non erano del tutto applicabili i principi del codice civile che regolano l'acquisto della qualità di “erede" atteso che in detto ambito già la sola delazione determina per sé stessa l'acquisto dell'eredità. (Cass., 10 marzo 2008, n. 6327).

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